Cinghiali a Roma. Pericolosi, dannosi, affamati, temerari, da abbattere, da proteggere

Quali sono le ragioni della presenza dei cinghiali

e come porre rimedio al fenomeno

La sottrazione del territorio non è la sola ragione di questa migrazione incontrollata. Del primo avvistamento di un cinghiale nei pressi di un insediamento urbano se n’è persa la memoria e a volte ormai parlarne dà l’impressione di trattare un argomento trito e logoro del quale tutti sanno tutto e ognuno ha la soluzione in tasca.

La Capitale è presa d’assalto da cinghiali in cerca di cibo, arrivati dopo i gabbiani e dopo i topi “storici” della Città Eterna. I cinghiali però non svolazzano via e non riescono a nascondersi negli anfratti o nei tombini e quando penetrano nei quartieri, come truppe organizzate, alla ricerca dei bidoni di spazzatura da saccheggiare, mettono a soqquadro, fanno rumore, spargono in terra ogni tipo di rifiuti e poi se ne vanno bellamente alla ricerca di un nuovo obiettivo.

Tra leggenda e realtà

Intanto racconti e storie si avvicendano nella narrazione popolare, perdendosi in descrizioni verosimili di imprese compiute da branchi più o meno numerosi di feroci ungulati. Donne assalite depredate del sacchetto della spesa, bambini terrorizzati, automobilisti che perdono il controllo e finiscono fuori strada, e poi gli attacchi diretti all’ignaro passante che si trova circondato come il generale Custer a Little Bighorn. Le cronache ormai riportano quasi quotidianamente episodi più o meno gravi o comunque preoccupanti dovuti alla presenza di questi animali selvatici.

La città dovrebbe essere un luogo deputato a tener fuori specie nocive o pericolose di animali, le aree urbane sono pensate per la vita delle persone (fatti salvi cani e gatti comunque ben accetti). Invece ci troviamo a dover condividere gli spazi coi tanto temuti cinghiali. Le cause di questo fenomeno devono essere  ricercate nella ragione che induce questi animali a sconfinare.

La peste suina

Uno dei problemi che si è aggiunto nell’ultimo periodo poi, è la peste suina. Un elemento che ingenera preoccupazione e timore. Le ipotesi della risoluzione del problema sono diverse, ad iniziare da quello che viene definito un “abbattimento mirato”, ma dall’altra parte ci sono le rimostranze dei gruppi animalisti.

I rifiuti attraggono i cinghiali e malgrado Roma ne sia “vittima” ormai da tempo, non sembra esserci in atto nessuna azione relativa al contenimento della dispersione (in strada) dei rifiuti e di tutto ciò che costituisce richiamo per gli animali in cerca di cibo.

Se si lascia un cucchiaino di miele sulla finestra, poi non ci si può stupire se si vede comparire una colonna di formiche. Allora il problema è a monte, poiché se non ci sono occasioni per saccheggiare cibo, difficilmente degli animali così ingombranti si spingerebbero all’interno delle città. Nelle zone estremamente periferiche o addirittura rurali, può capitare di vedere un cinghiale che vaga nelle campagne. Fino a ieri però, nessuno ipotizzare che queste presenze diventassero continue e costanti nei quartieri romani.

Cinghiali infetti

In seguito agli esami autoptici delle carcasse dei cinghiali morti per la peste suina, si è potuto evincere che queste bestie si sono infettate mangiando avanzi di cibo (evidentemente avariati) trovati nei cassonetti. Torna quindi il problema dello smaltimento e della raccolta dei rifiuti. Molte responsabilità sono proprio dei cittadini, impossibile non ammetterlo, ma il grosso del problema è nella gestione, anche in quella municipale…

A livello regionale le scelte appaiono discutibili

Se Roma in alcuni casi rappresenta la punta dell’iceberg, in tutta le Regione gli episodi di sconfinamento di questi animali si registrano quotidianamente. Così chi è deputato a prendere decisioni opta per la strada più semplice e sbrigativa. Gli abbattimenti.

L’allarme arriva dal consigliere capitolino M5s e vicepresidente della commissione Ambiente, Daniele Diaco. Con una nota, definisce il piano regionale di “una crudeltà inaudita” e ammonisce di ricorrere invece al vaccino GonaCon.

Il consigliere spiega che gli abbattimenti saranno raddoppiati e che dei 75 mila cinghiali presenti nel Lazio, 50 mila verranno uccisi col pretesto di fermare l’epidemia della peste suina. Diaco lamenta che da anni è stato chiesto un piano serio e sostenibile al governatore della regione Nicola Zingaretti.

Spiega inoltre che l’alternativa esiste ed è data dal Ministero della Sanità, il quale ha stanziato 500 mila euro per testare il vaccino GonaCon contro la peste suina.

Una soluzione di gran lunga preferibile agli abbattimenti, ma a come sembrerebbe l’opzione resterebbe quella di caricare i fucili… E il vicepresidente della Commissione Ambiente chiude la sua nota dichiarando di essere “a fianco dell’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali) e di tutte le associazioni animaliste che condannano questa scelta violenta e immorale”.

Non scendiamo in guerra

Quanto proposto dalle associazioni animaliste punta ad un contenimento incentrato sulla sorveglianza e sulla prevenzione. Il fenomeno deve essere affrontato in maniera scientifica, non certo armando i cacciatori inducendoli ad una guerra contro gli ungulati.

Gli abbattimenti in taluni casi sono inevitabili, ma il rischio di intraprendere queste “crociate” è che si arrivi a demonizzare questi animali rendendoli oggetto di caccia senza frontiere. Gli esempi non mancano, volpe, lupo, orso, e tantissime altre specie prese di mira poiché giudicate dannose, sono finite col ridurre la propria popolazione fino al rischio estinzione.

Una semplice equazione

La soluzione è sotto gli occhi di tutti e appare singolare che non si prenda seriamente in considerazione. L’equazione è ovvia: meno “monnezza“, meno animali. E’ tempo che i cittadini inizino a pretendere dall’amministrazione, interventi in tal senso, provvedimenti efficaci e significativi su tutto il territorio. Secondo la logica del “tutto si può fare, basta volerlo”, non è più tollerabile l’immobilismo delle istituzioni. I cinghiali sono realmente un potenziale pericolo e se disturbati o impauriti, sono in grado di produrre danni seri all’uomo. Anche una gattina domestica se vede minacciati i propri cuccioli diventa aggressiva, figuriamoci una bestia di tale stazza. Evitiamo allora di arrivare alla tragedia e prendiamo prima le precauzioni necessarie.

Foto: vignaclarablog.it