Colpito da un cornicione, muore un uomo a Napoli

Un drammatico episodio quello avvenuto a Napoli dove un uomo di 66 anni, è morto mentre veniva colpito da un cornicione caduto da un edificio.

Il commerciante che aveva un negozio nei pressi di via Duomo si chiamava Rosario Padolino, il cornicione si è staccato da un balcone al quinto piano del palazzo.

Sul posto sono intervenuti i Carabinieri e i Vigili. Per l’uomo nonostante l’arrivo dei soccorsi non c’è stato niente da fare.

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  • Qualsiasi ingegnere edile o architetto vedendo gli angoli che si sono venuti a formare in aggiunta ,per colpa della costruzione del civico 236 addossata brutalmente al 228, avrebbe dovuto assimilare la situazione a un compluvio di una copertura privo di conversa e impermeabilizzazione. Chi costruisce sa bene che nei compluvi si deve mettere una conversa di materiale plastico o metallico per ovviare ai problemi che provocano le acque piovane, acque che vengono anche assorbite dai materiali edilizi durante il loro deflusso. In un compluvio scorre molta più acqua rispetto a dei displuvi. A ridosso del cornicione del 228 si è formata una situazione analoga a quella di un compluvio, con tutta la responsabilità di chi ha approvato e svolto i lavori al civico 236 nei tempi in cui venne eretto quel piano di aggiunta (al civico 236): l’angolo causato dalla sopraelevazione aggiunta e addossata al civico 228, per opera del civico 236, ha formato un punto in cui l’acqua piovana viene parzialmente assorbita e a causa di cicli di gelo e disgelo dei periodi più freddi ha causato graduali distacchi, rendendo i vari strati dei materiali che compongono lo stesso cornicione meno aderenti tra loro e al resto della muratura.
    Inoltre, dalle foto di alcune testate giornalistiche si nota chiaramente che il civico 236, al momento della caduta del moncone, aveva delle lesioni di vario tipo proprio sulla porzione di muro confinante col civico 228 e in particolare con quella parte di cornicione caduto. Inoltre, si vede chiaramente una cornice della portafinestra del civico 236 esageratamente inflessa, cornice che era posizionata proprio in linea con la crepa che si vede nel muro, facilmente dovuta al carico che la sovrasta e che è andato quindi a sovraccaricare anche il cornicione del civico 228.
    Le lesioni fanno supporre che una porzione del civico 236 abbia fatto gravare il suo carico sul cornicione del civico 228, causandone così il definitivo distacco e la tragica caduta.
    Questa è quello che succede quando a palazzi di pregio come il 228 si addossano quelle che vengono chiamate “superfetazioni urbanistiche” che vengono spesso approvate per ignoranza tecnica di amministratori che non chiedono pareri accurati.
    È grave non notare che il civico 236 abbia dei segni in cui si nota un’azione di sovraccarico sul cornicione del civico 228 e una compromissione della funzionalità del cornicione stesso. Anche se il cedimento del civico 236 è stato piccolissimo, è sufficiente anche un cedimento dell’edificio 236 inferiore a un millimetro per far gravare il proprio peso su quel cornicione, che sembra addirittura inglobato nel muro del 236. Non è un caso che il cornicione del civico 228 si è staccato dal lato del civico 236, mentre non è successo niente dall’altro lato.
    Inoltre i lavori di trivellazione che il comune ha compiuto a livello stradale hanno potuto influire, senza ombra di dubbio, e in particolare se ci sono stati danni alle fondazioni (che possono cedere e far abbassare un edificio anche di porzioni impercettibili, ma che vanno a influire sulla relazione che hanno i vari edifici addossati). Se l’edificio del civico 236 si è abbassato in qualsiasi sua parte meno di 1 millimetro in sue parti a contatto con il civico 228, ha fatto così pressione su quel pezzo di cornicione provocandone la caduta.
    Il distacco è dovuto a motivi concomitanti e non è onesto attribuirlo per mancanza di azioni, ma piuttosto ad azioni fatte nel corso del tempo sia a livello stradale (coi lavori di trivellazione) che con l’elevazione di un ulteriore piano nell’edificio 236, probabile abuso edilizio condonato per mezzo dell’ignoranza.

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