Ecco perché il blocco navale della Meloni non è fattibile e lede i diritti umani

Una delle misure di punta di Fratelli d’Italia, che secondo i sondaggi risulterebbe essere il primo partito nelle preferenze dell’elettorato, riguarda il contrasto all’immigrazione. Giorgia Meloni, in vista delle imminenti elezioni, sta rilanciando in diverse occasioni la sua soluzione, quella del “blocco navale”.

Il messaggio diffuso sui social

Giorgia Meloni dalle sue pagine social ammonisce che uno “Stato serio” ha il dovere di proteggere i propri confini e precisa che il blocco navale è l’unico modo per fermare l’immigrazione clandestina. Sottolinea che si dovrebbe trattare di “una missione europea in accordo con le autorità Nordafricane”. Il post continua poi con l’esortazione agli italiani di “cambiare pagina” con l’occasione delle elezioni del 25 settembre, perché dice la presidente di FdI “in questo modo si metterà fine a partenze illegali e morti in mare”.

Una proposta criticata

La soluzione ideale per la leader di FdI è tuttavia molto criticata dagli avversari politici e, in qualche modo, anche all’interno della coalizione stessa del centrodestra. Altre critiche all’idea del blocco navale provengono poi da politologi e da osservatori che si dichiarano essere “super partes”.

Nicola Fratoianni

L’esponente di Verdi e Sinistra, Nicola Fratoianni liquida la proposta della Meloni dicendo che “racconta frottole”. Che il blocco navale è impossibile da attuare. Poi Fratoianni chiede retoricamente quante navi militari italiane occorrerebbero per pattugliare i circa 3 mila chilometri di coste nord-africane. Poi dice: “una volta identificate le eventuali imbarcazioni, queste dovrebbero essere fermate con ogni mezzo, anche con speronamenti o aprendo il fuoco…”. I timori e le perplessità di Fratoianni appaiono per lo meno fondate, anche se la sua critica non è accompagnata da proposte alternative.

Enrico Letta

Il leader del Partito Democratico, risponde alle domande dei giornalisti su questa proposta e avversa direttamente l’idea di Gorgia Meloni. “Fanno propaganda come sempre purtroppo sulla pelle delle persone – dice Letta – è un linguaggio e sono metodi che vanno messi ai margini della campagna elettorale. Con gli italiani bisogna usare il linguaggio della verità, dire cose che si possono fare. Bisogna smettere di fare proposte a vanvera, che non hanno nessuna possibilità di realizzarsi perché sono fuori dalle norme internazionali. Conclude il segretario Dem.

Matteo Salvini

Nel centrodestra la proposta del blocco navale è vista da Salvini con una certa cautela. Il leader del Carroccio sostiene i suoi decreti sicurezza come misura più adeguata al contrasto dell’immigrazione clandestina. Il segretario leghista ha più volte ribadito che in caso di vittoria elettorale un uomo o una donna della Lega sarà ministro degli Interni e i decreti sicurezza garantiranno la vigilanza sull’immigrazione. Ma i decreti a cui fa riferimento Salvini presentano anche loro delle criticità: la misura impedisce ai richiedenti asilo, l’iscrizione all’anagrafe e questo è giudicata incostituzionale dalla Consulta.

La precisazione sul blocco navale

Fratelli d’Italia, già nel marzo del 2021 presentò un documento sulle modalità del blocco navale. Il testo spiega che si tratterebbe di una missione militare europea da realizzarsi in accordo con le autorità libiche. Lo scopo è quello di impedire ai barconi libici le partenze alla volta del nostro Paese. Non si tratterebbe quindi di respingimenti, poiché questi avvengono in mare aperto, precisa il documento.

Nella realtà il blocco navale è di fatto un atto di guerra teso a impedire arrivi e partenze dai porti di un Paese (evidentemente nemico!). FdI però preferisce parlare di “interdizione alle partenze, in accordo e in collaborazione con le autorità libiche”. Il partito poi tiene a sottolineare che quando si parla di blocco navale è solo una semplificazione…

Alcuni hanno fatto notare che seppure le cose le si vogliono chiamare con un altro nome, la sostanza di ciò che sono, rimane quella.

Un’idea (ir)realizzabile

La risoluzione agli sbarchi di clandestini, così come ipotizzata e tanto reclamizzata da Giorgia Meloni ha delle criticità insite nel concetto stesso della sua attuazione. Il documento seppure si sforza di parlare di un blocco concordato con la Libia, è in evidente contrasto con i termini dei Trattati internazionali, che in quel caso verrebbero violati.

C’è poi l’aspetto pratico, non è un mistero che oggi in Libia a causa di una situazione politica piuttosto confusa, sarebbe impossibile trovare un referente affidabile che possa stringere accordi e garantirne l’esecutività.

Inoltre, se l’Italia collaborasse con la Libia per impedire ai cittadini di lasciare il Paese, contravverrebbe all’articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. “Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese“. Questo sarebbe un reato contro i diritti umani.

Considerati tutti questi elementi e valutate le obiezioni, appare evidente che, quello del blocco navale della Meloni e di FdI, è solo un ennesimo spot elettorale a beneficio di populisti creduloni (e poco informati).

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