Giovane bullismo, vecchia omertà

Foto di RODNAE Productions da Pexels

Il bullismo è una grande piaga della società moderna. Il termine bullismo indica una forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale, tanto di natura fisica quanto psicologica, ripetuto nel corso del tempo e attuato nei confronti di persone percepite come più deboli.

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Il bullismo è ovunque: dilaga, si sparge a macchia d’olio, soprattutto tra i più giovani e viene alimentato dai silenzi e dalla costante omertà di chi vede, sa e non denuncia per paura di ritorsioni. Un ambiente in cui è possibile riscontrarlo in massiccia presenza è la scuola. La nostra storia si svolge proprio in una scuola media nella periferia di Roma, nel V Municipio. Questa volta però alcuni testimoni hanno deciso di parlare e denunciare.

Abbiamo raccolto le loro testimonianze

Una bambina di prima media subisce ripetutamente aggressioni fisiche e verbali dai ragazzi della scuola spalleggiati da altri giovani esterni all’ambiente scolastico. L’episodio clou è avvenuto una mattina all’entrata a scuola.

La bambina ha subìto pugni in testa e all’addome da parte di una studentessa di seconda media. La bambina aggredita ha subito un trauma cranico. Questa vicenda, sfociata nell’aggressione, va avanti dallo scorso dicembre; durante questo periodo la studentessa di prima media è stata oggetto di bullismo sistematico. L’escalation di tensione è palpabile e temendo che all’ingresso, ore 8, potessero esserci episodi più gravi alcuni testimoni si sono attivati per chiedere l’intervento di una pattuglia della polizia locale del V Municipio che potesse fungere da deterrente a possibili vendette.

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Grazie alla mediazione del Consigliere del V Municipio, Christian Belluzzo (Fd’I), nei giorni successivi la pattuglia era presente e ha costituito sicuramente un deterrente poiché “abbiamo notato che la ragazza che ha picchiato la bambina di prima media è arrivata con un gruppo di persone al seguito, le quali, alla vista dei vigili, si sono immediatamente disperse.” Alcune indiscrezioni attribuirebbero parte della macchinazione di questa violenza ad alcuni ragazzi rom: ad ogni modo bisogna, qualora ci fossero le prove, indagare per cercare la verità e allo stesso modo non cadere nel facile sentimento della “caccia alle streghe”; infatti esso tende a soddisfare velocemente il bisogno di identificare il nemico e catalizzare la giusta e sacrosanta rabbia verso qualcuno o qualcosa, ma non aiuta il normale svolgimento delle indagini.

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Ci chiediamo chi siano i bersagli di questo sistematico bullismo e, domanda ancora più importante, perché nessuno intervenga per mettere la parola fine a questi episodi. “I bersagli sono i bambini più piccoli e più deboli, quelli che non riescono a difendersi e non parlano tanto per paura. Nella scuola citata sono oramai diversi anni che vengono perpetrati questi atti di bullismo. La popolazione del quartiere conosce bene queste dinamiche ma non denuncia per paura, perciò ognuno si fa i fatti propri per evitare ritorsioni gravi verso la propria persona o verso i familiari o verso le cose mobili che si posseggono. Nessuno dà importanza a queste spiacevoli realtà per non essere coinvolto. La scuola, poi, è stata completamente in silenzio su questo fatto specifico e ciò, a nostro parere, è gravissimo”.

È gravissimo, è vero. Oltre a denunciare questa ingiusta situazione, non possiamo fare altro che fare un appello al fine di smuovere le coscienze di chi ha la responsabilità di fermare e non far più accadere queste vicende così spiacevoli.

Il bullismo lascia ferite che bruciano i corpi, ma che segnano ancor più profondamente e indelebilmente l’anima.


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