I romani sfiduciati non iscrivono i bimbi ai “Servizi per l’infanzia”

 “Servizi per l’infanzia”

I romani sfiduciati non iscrivono i loro bimbi

Il Consiglio Europeo di Barcellona aveva indicato come obiettivo per gli stati membri della UE e relativamente ai servizi per l’infanzia l’offerta minima, in strutture della prima infanzia – asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia- di 33 posti ogni 100 bambini sotto i 3 anni. Nella città di Roma Capitale, rifacendoci al dato più aggiornato, che risalirebbe al periodo prepandemico, si constata un numero di 70.000 bambini di età compresa da 0 a 2 anni, ovvero il 2,3 % dell’intera popolazione cittadina. Una situazione questa, che volendo scendere più nel dettaglio della realtà capitolina, dimostra come le differenze non siano solo da Municipio e Municipio ma anche da quartiere a quartiere dello stesso contesto municipale, sempre e comunque all’interno delle 155 zone urbanistiche in cui il territorio del Comune di Roma è stato suddiviso.

Le aree, in cui si registra una maggiore presenza di minori, sono in genere in periferia, con un saldo maggiore per la fascia 0-2 anni, in particolare, in prossimità del Raccordo Anulare, dove si registra una fragilità maggiore, come succede nel territorio del VI Municipio.

In tale contesto il dato della presenza dei minori da 0 a 2 anni, in rapporto al totale dei residenti, si attesta al 3,03%, un indice di certo superiore alla media romana ed a quella nazionale. Più nel dettaglio il Municipio VI, detto delle Torri e posto all’estrema periferia del versante EST di Roma, sono compresi quartieri con situazioni molto critiche nel settore dell’offerta dei servizi dell’infanzia, come Torre Angela, Tor Bella Monaca, Torre Nova o Lunghezza ed Acqua Vergine. Questi ultimi due, in particolare, ubicati al di fuori del Raccordo Anulare, dove il tetto dei minori raggiunge la misura del 4 %.

Rimanendo sempre nel suddetto versante ma allargando l’analisi, in termini assoluti, ai dati del V, VI e VII Municipio, il quartiere di Torre Angela si pone al primo posto con circa 2.500 minori al di sotto dei 3 anni, seguito da Borghesiana, con circa 1.720 bambini, Lunghezza, che ne ha circa 1.490. Al di qua del Raccordo Anulare spicca Centocelle (ca.1.450), Tor Pignattara  (ca.1.150) e per finire, Don Bosco (ca.1.110).

Il tutto, con una offerta complessiva nell’intera città di Roma per l’anno educativo 2018/2019, di 443 asili nido – il dato più aggiornato di questi ultimi tempi-, in grado di coprire le necessità dei bambini, nella fascia 0-3 anni pari al 33%, ovvero il minimo indicato dal Trattato di Barcellona. In pratica 20.956 posti disponibili.

La richiesta però, delude l’offerta, infatti gli iscritti sono arrivati a toccare solo un numero vicino alle 20 mila unità … Colpa dell’insicurezza dei genitori e/o dell’inadeguatezza delle strutture?

Conseguentemente, il 67% dei minori, sono esclusi dalla fruibilità ai servizi dell’infanzia, perdendo così , in modo enigmatico ed ineccepibile, una opportunità irripetibile di arricchimento pedagogico, di integrazione e di perequazione sociale, con ripercussioni sul piano economico ed organizzativo delle rispettive famiglie ed una ricaduta grave sull’occupazione femminile.

Quanto poi alla capienza massima delle strutture ed alla popolazione residente di età inferiore ai 3 anni il Municipio IV, sempre nel versante EST della città, si distingue, tra gli altri, per l’offerta dei servizi per l’infanzia, con 40 posti ogni 1000 bambini; mentre il VI offre 25 posti ogni 100 bambini.

La conclusione finale che ne deriva sul tema, è il rischio spesso emergente e concreto che le zone con minore copertura di asili nido risultino più vulnerabili della media e possano essere altresì occasione di lotta per l’acquisizione delle risorse utili da parte dei più svantaggiati, così come lo dimostrerebbero i territori di  Borghesiana, Giardinetti, Tor Vergata, S. Maria della pietà e S. Vittorino.

Insomma una eventuale maggiore offerta dei servizi per l’infanzia assumerebbe un valore strategico, perché se da un lato amplia la rete dello stato sociale, dall’altro comporta lo sviluppo del fenomeno dell’immigrazione sin dai primi anni di vita dei minori.

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