La (naturale) riqualifica degli spazi abbandonati

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Gli spazi abbandonati sono aree o locali sottratti all’utilizzo collettivo, che per interessi privati, per incapacità o disinteresse delle amministrazioni si trovano in condizioni di degrado e stanno cadendo a pezzi. Sono luoghi lasciati a loro stessi per cattiva gestione del patrimonio pubblico o per logiche speculative, completamente inglobati nella normalità della cittadinanza, buchi neri da risollevare con progetti mirati e da rivalorizzare tramite la cultura. C’è bisogno di attuare un riutilizzo responsabile di queste aree degradate e dimenticate: esse hanno una storia che sarebbe giusto ricordare e raccontare a chi non ha avuto modo di viverla in prima persona. Finora si è parlato tanto di “quartieri abbandonati”, ossia di zone all’interno della capitale nelle quali ha la meglio il degrado.

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La situazione a Roma è fuori controllo (abbiamo visto Casal Bruciato, Tor Pignattara). Tuttavia ci si può rendere conto, nello specifico in periferia, di quanto la presenza di aree abbandonate intristiscano l’estetica e il decoro pubblico. Ad oggi gli stabili in stato di abbandono nell’area del V Municipio sono due casali all’interno del Parco della Mistica, un edificio scolastico, un ex commissariato nel Quarticciolo, un centro culturale occupato, cinque casali all’interno del Parco Somaini, due sale cinematografiche in disuso all’interno del contesto urbano, cinque edifici e complessi di edifici dismessi e sottoutilizzati. Tuttavia una delle superfici abbandonate del V Municipio, che è diventato tema caldo in questo periodo, si trova in località “Acqua Bullicante”, fuori Porta Maggiore e all’altezza di largo Preneste, nell’attuale parco delle “Energie”.

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Ufficialmente questa parte del complesso industriale si chiama ‘Sandro Pertini’, ma per gli abitanti del quartiere Pigneto-Prenestino è il lago ex-Snia. Un lago naturale che nacque in mezzo al cemento dell’urbe, uno scherzo della natura che non si aspettava nessuno. Ma torniamo all’insediamento industriale, la Snia Viscosa, una fabbrica insediatasi in quest’area negli Anni ’20 arrivando ad avere oltre duemila operai. Chiusa definitivamente nel 1954 e lasciata in stato di abbandono, è stata oggetto di occupazioni ed espropri. L’ex-Snia è una realtà, come tante altre in città, dove un’amministrazione attenta al territorio, insieme alla proprietà, dovrebbe trovare delle soluzioni affinché il degrado possa terminare.

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È auspicabile, pertanto, che non si smetta mai di investire in questi spazi abbandonati, perché possono diventare luoghi di aggregazione e punti di riferimento per i cittadini, perché possono rivalutare il decoro pubblico e l’estetica dei quartiere, e infine perché saranno esempio per le nuove generazioni, troppo abituate a buttare tutto ciò che non funziona: il riciclo, il rinnovo e la rivalutazione saranno le grandi scommesse della cosiddetta “generazione Z”, alla quale, in questi anni addietro, forse, non abbiamo dato un grande esempio di civiltà. Ma nulla è perduto. Se lo si vuole.


Foto di Kaboompics – Pexels

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