La terribile mangiatrice di uomini, storia della Tigre di Champawat

di Francesco Digiorgio


 

Tutti bene o male conosciamo la terribile “Sherkan”, la tigre mangiatrice di uomini del Libro della Giungla, ma se siamo abituati a immaginarla come un animale di fantasia, come ogni leggenda c’è sempre un fondo di verità.

La Tigre di Champawat, fu un grosso felino, che ferita da un cacciatore, avendo perso i canini con un colpo di fucile, decise di vendicarsi sulla razza umana uccidendo centinaia di persone; anche se probabilmente più che di una vendetta, si trattò di una scelta obbligata, dal fatto che non disponendo più della sua dentatura, dovette concentrarsi su prede più facili.

Alla tigre non venne mai assegnato un nome ufficiale, ma venne riconosciuta dalla storia come “Tigre del Champawat”, la regione del Nepal, dove visse e tenne sotto scacco la popolazione, fin quando non venne infine abbattuta.

La tigre cominciò a cacciare prede umane sulla fine del ‘800, venendo uccisa solamente nel 1907, da Jim Corbett, un naturalista, esploratore e cacciatore britannico, famoso per aver già ucciso diversi predatori che attaccavano l’uomo.

Quando la tigre cominciò a uccidere, furono inviati molti cacciatori che fallirono, e l’esercito, che però non riuscendo ad abbatterla, ottenne come risultato di farle cambiare area di caccia, spostandosi nella regione del Kumaon al confine con l’India.

La fame del felino cresceva sempre di più e probabilmente anche la ferocia dovuta agli insopportabili dolori che doveva provare ai denti, durante il corso di un decennio uccise 436 persone identificate, oltre probabilmente a molti viandanti o vagabondi di cui nessuno denunciava la scomparsa, entrando nel Guinness dei Primati come l’animale che ha ucciso più uomini, record tuttora detenuto.

Jim Corbett individuò l’animale seguendo le scie dei brandelli di una delle sue vittime, una ragazza di soli sedici anni, riuscendo ad abbatterla e porre fine al terrore che imperversava nelle campagne nepalesi e indiane; la gente per paura infatti non usciva più dalle proprie capanne e il lavoro agricolo ne risentiva.

Esaminando il corpo della tigre, si poté constatare la rottura dei denti canini superiori e inferiori, determinando che la povera bestia, era stata costretta a cacciare l’uomo proprio a causa di quest’ultimo che l’aveva privata delle sue armi naturali.

E’ bene ricordare, che le tigri in tutto il mondo, hanno ricevuto una caccia spietata, che le ha portate quasi all’estinzione, ed ormai solamente in paesi come il Nepal o il Bengala, riescono a sopravvivere pochi esemplari in libertà ed autonomamente.

 

 

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