Lettura responsabile al tempo del Covid19: libri e diritto d’autore

Lettura responsabile al tempo del Covid19: libri e diritto d’autore in tutela per la proprietà intellettuale. La denuncia contro la pirateria delle parole

Lettura. 9 marzo 2020 il Primo Ministro Giuseppe Conte, a capo del governo italiano, ha imposto una quarantena nazionale, limitando il movimento della popolazione tranne che per necessità, lavoro e circostanze sanitarie, come risposta alla crescente pandemia di COVID-19 nel paese. Lockdown avviato e cittadini tra le mura di casa 24 ore su 24; fare la spesa e andare a lavorare sono piccole boccate d’aria piene di ansia.

C’è solo un modo per uscire in modo veloce, per evadere e lasciare le preoccupazioni chiuse in cassetto. Basta spegnere i pensieri, lasciare la mascherina sul tavolo e aprire un libro, accarezzandone le pagine. Indimenticabili le parole di Umberto Eco: «Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro».

In questo momento, dal mondo che vediamo da dietro la finestra, giungono solo notizie negative, e non è la miglior opzione stare sul divano ad aspettare una buona nuova. Dopo aver pulito da cima a fondo la casa e fatto le attività più disparate, abbiamo iniziato a riscoprire i nostri vecchi hobby. Tra i più vari, non passa mai di moda il piacere di leggere un buon libro. Oltre ad essere un ottimo modo di ingannare il tempo, la lettura quotidiana è una sana abitudine per il corpo e la mente. È importante sottolineare come leggere, oltre che allentare la tensione muscolare e rallentare la frequenza cardiaca, riduce lo stress fino al 60%. Come abbiamo detto in altri nostri articoli, lo stress è uno dei motivi per cui ci tocchiamo il viso, gesto che favorisce la trasmissione del virus.

Per incoraggiare la scoperta della lettura e valorizzare il contributo che gli autori danno al progresso sociale e culturale dell’umanità, è stata proclamata dall’UNESCO la giornata mondiale del libro ogni 23 aprile. Ma in ricorrenza della morte del grande bardo di Avon, si celebra anche la giornata mondiale del diritto d’autore.

Nel XXI secolo tutto il mondo è a portata di smartphone e la carta è sostituita facilmente dai pixel: store online sostituiscono le librerie e in pochi secondi è possibile acquistare un’ebook e iniziare a leggerlo immediatamente, inoltre i vari editori forniscono un’anteprima gratuita del libro, poche pagine per capire in anticipo se il libro è ideale.  Sarebbe possibile anche acquistare il libro aspettare con ansia che il corriere suoni il campanello prima di iniziare a sfogliare le pagine.

Ma cosa succede quando ci vengono proposte delle soluzioni più economiche e che richiedono attese minori? Scaricare un libro da un qualsiasi sito o format è molto semplice ma, oltre ad essere illegale, diventa un gesto irrispettoso nei confronti di chi ha aperto il proprio cuore e la propria mente e gli ha trasformati in parole. La SIAE definisce il diritto d’autore come: «il diritto che consente all’autore di poter disporre in modo esclusivo delle sue opere, di rivendicarne la paternità, di decidere se e quando pubblicarle, di opporsi ad ogni loro modificazione, di autorizzarne ogni tipo di utilizzazione e di ricevere i relativi compensi, retribuzione dovuta a chi ha creato un’opera».

Perché siamo disposti a pagare venti volte il valore reale di un capo di abbigliamento solo per il logo stampato sulla stoffa, ma non siamo disposti a spendere pochi euro per poter leggere le idee di qualcuno: scarichiamo online libri, quotidiani con articoli ancora inediti, saggi, qualsiasi tipo di materiale ignorando la proprietà intellettuale di chi li ha scritti. La WIPO (World Intellectual Property Organization) ogni 26 aprile dedica l’intera giornata alla promozione della protezione della proprietà  intellettuale nel mondo.

La proprietà intellettiva riguarda qualsiasi tipo di testo scritto: in essi sono inclusi anche gli articoli di giornale, cartacei e online, mensili, quotidiano, di qualsiasi genere. Dalla parte dei giornalisti si schiera la FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali). Quest’ultima ha chiesto all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni una sospensione della piattaforma Telegram. Quest’ultima è un’applicazione di messaggistica istantanea, molto più utile e funzionale rispetto ad altre grandi app nel settore ma strumento rischioso per le sue qualità che la rendono campo fertile per la pirateria.  La richiesta dalla federazione degli editori è la voce della necessità di rispettare la proprietà intellettuale di chi scrive. Circa 580mila utenti utilizzano la piattaforma per avere accesso a circa dieci canali dedicati esclusivamente alla distribuzione illecita di giornali, molti dei quali ancora inediti.  Il presidente della FIEG, Rifesser, sottolinea le grandi perdite economiche – circa 250milioni annui- ma forse la perdita più grande è quella morale; utilizzare la pirateria avvicina a noi i nostri interessi ma gli allontana dagli autori.

La tecnologia, ancora una volta, è un’arma a doppio taglio: ci avvicina alle persone amate, racchiude il mondo in uno schermo portando il mondo nel nostro palmo, ma un suo uso errato ci allontana dal rispetto per il pensiero e l’intelletto altrui.