Cassa integrazione, ecco perché e dove non è ancora arrivata

È cominciata ufficialmente oggi la Fase 2, ma le difficoltà economiche di tanti italiani sono ancora evidenti. Un discorso che vale anche per i lavoratori e le aziende che sono in attesa di riconoscimento della Cassa Integrazione: in alcune regioni, infatti, non è arrivato ancora nessun accredito, con le domande che sono bloccate, mentre gli utenti pretendono delle risposte.

Sono già tanti gli appelli rivolti a Governo e INPS di intervenire, perché l’emergenza Coronavirus ha messo in ginocchio tante attività, facendo crollare gli introiti.

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L’INPS ha voluto chiarire sin da subito, tuttavia, che le ragioni dei ritardi non sono attribuibili ad esso: il problema sarebbe invece da attribuire alle regioni, che non hanno trasmesso nei tempi giusti le richieste o che non hanno fatto in tempo.

Le regioni italiane in cui la cassa integrazione risulta ora bloccata non sono poche. In Brianza, in Lombardia, era attesa la cassa integrazione per il 15 aprile, ma è stata rinviata al 30. In Sardegna sono migliaia le domande ancora in sospeso, con i datori di lavoro che stanno pagando di tasca propria i dipendenti.

Esclusi i casi in cui la cassa integrazione è stata anticipata, ci sono stati ritardi anche in Piemonte, Emilia Romagna e Sicilia, con tante persone ancora in attesa di una risposta.

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Tutta questa situazione ha generato parecchio caos tra i professionisti del settore: gli appelli dei Consulenti del Lavoro aumentano ogni giorno. Da una parte c’è infatti l’esigenza di venire incontro ai propri clienti, ma dall’altro bisogna fare i conti con un sistema inefficiente e una burocrazia tremendamente lenta, i cui effetti sono ancora più amplificati in una situazione di emergenza sanitaria ed economica come questa.