Covid, bambini e scuola. Intervista alla psicologa Annalisa Pellegrino

Covid, bambini e scuola. Intervista alla psicologa Annalisa Pellegrino

Tra nuove restrizioni, protocolli serrati, didattica a distanza e molte classi in tutta Italia in quarantena, i bambini sono tra i più colpiti psicologicamente dall’emergenza sanitaria. La psicologa e psicoterapeuta Annalisa Pellegrino, autrice del libro Diario di una psicologa (Emia Edizioni, 2019, € 11.40), parla dei problemi che i bambini possono iniziare a manifestare e come aiutarli ad affrontare questo periodo storico particolare.

Dottoressa, i bambini sono tra le persone più colpite in questo periodo di emergenza sanitaria a livello psicologico. Secondo lei quali sono i maggiori problemi che possono riscontrare?
«Sicuramente una limitazione della possibilità di esplorazione e di socializzazione, con la conseguenza di crescere con meno stimoli e più isolati. Un altro problema sicuramente è il manifestare una crescente ansia nello stare a contatto con gli altri, soprattutto se anche i genitori sono ansiosi.»

Come fare per riconoscere alcuni sintomi?
«Bisogna osservare bene i bambini e fare caso a eventuali regressioni, cioè delle conquiste che il bambino aveva fatto prima dell’emergenza sanitaria e che inizia a perdere. Per esempio, un bambino che dormiva da solo, ma che ora inizia ad avere molta paura, a manifestare incubi e a non riuscire più a farlo. Oppure un bambino che aveva iniziato a fare i propri bisogni in modo autonomo e invece torna a farsi la pipì sotto. Quando ci sono questi tipi di regressione dobbiamo fare molta attenzione perché sono sintomi di un malese del bambino.»

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Come spiegare al proprio bambino i protocolli da seguire per una corretta protezione, senza che per loro diventi una sorta di castigo?
«Io credo che valga sempre la regola della “verità facile”. Un genitore deve spiegare in modo chiaro e con parole semplici quali sono i protocolli da seguire, ma soprattutto deve farlo senza far passare un messaggio di ansia non verbale. Quando si parla al bambino lo si deve fare in modo sereno e con tranquillità. Bisogna spiegargli che i protocolli non sono un castigo, né un dispetto. È bene rassicurarlo e dirgli che non ha fatto niente di male, che sono regole da tenere in questo contesto storico e che in futuro potranno tornare a vivere senza queste forme di precauzione.»

Un genitore come può aiutare i figli a colmare i vuoti che inevitabilmente presenta senza poter giocare liberamente con gli altri bambini?
«Innanzi tutto, favorendo le attività all’aria aperta. In questo periodo i bambini hanno tantissime limitazioni, non posso alzarsi dal banco neanche a ricreazione, per cui diventa ancora di più necessario quando escono da scuola favorire l’aria aperta. Poiché molti sport sono sconsigliati o vietati, va bene favorire le attività all’aria aperta libere, come andare in bicicletta o correre. Consiglio di portarli in campagna e in mezzo alla natura. Ne hanno bisogno perché il movimento è fortemente limitato nelle ore scolastiche.
Anche la socializzazione inevitabile è limitata, occorre quindi dedicare più tempo ai propri bambini e fare con loro dei giochi, andare in qualche modo a “sostituire” i compagni che in questo momento non hanno.»

Quali altri consigli si sente di dare ai genitori e ai ragazzi?
«Per i genitori di mantenere la calma e non farsi prendere dalla paura perché la paura abbassa le difese immunitarie e in questo momento abbiamo bisogno di tenere il nostro sistema immunitario alto. Ma soprattutto di non trasmettere la paura e l’ansia ai bambini.
I ragazzi, soprattutto gli adolescenti, soffrono molto ogni tipo di limite e quindi tenderanno sempre a superarli. Sta ai genitori spiegare quanto sia importante mantenere le misure di sicurezza in questo momento, insistendo sul fatto che non sarà per sempre così.»

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Cosa ne pensa della DAD a livello psicologico per un bambino?
Non ho una buona opinione. La DAD favorisce l’isolamento del bambino, che si ritrova da solo davanti al computer a imparare le cose. Secondo me è ultima scelta da prendere a livello psicologico per i bambini. Sono per promuovere di più i protocolli di sicurezza e lasciare la DAD come ultima alternativa.»

Quando è il momento di rivolgersi a uno specialista?
«Consiglio di rivolgersi a uno specialista quando il bambino mostra chiari segnali di disagio. Il genitore se ne può accorgere quando il bambino cambia delle abitudini, come spiegavo prima possono essere incubi, ma anche difficoltà nell’apprendimento a scuola. Quando ci sono regressioni è importante rivolgersi a uno specialista.»

Pubblicato su -> “I FATTI area metropolitana” Nord – Edizione Novembre 2020 


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