#DecretoRILANCIO, “Mochery in Mochery”, sostegno ai lavoratori in crisi

RIUSCIREMO A TOGLIERE LE CATENE?

#DecretoRILANCIO, “Mochery in Mochery”,sostegno ai lavoratori in crisi

Poche ore fa è girata voce, ripresa da numerosi quotidiani specializzati, che la cassa integrazione in deroga, pagherà ai dipendenti, delle aziende che ne hanno fatto richiesta, emolumenti a dir poco ridicoli, derivanti dal fermo produttivo da covid-19.

Agli sfortunati cittadini e lavoratori, arriverà, dopo quasi tre mesi, l’agognato assegno, ma con un tetto massimo pari al 50% dello stipendio base. Per il profano significa, che su 1.200 euro di netto in busta paga,  si e no arriveranno  poco meno di 640 euro. Questo, tradotto in euro/ora, significa che al lavoratore gli verrà riconosciuta in media una paga oraria di 4 euro ‘lorde‘.

L’antefatto 

Alcuni giorni fa, nel corso della conferenza stampa indetta dal Premier Giuseppe Conte, abbiamo assistito alle lacrime della ministra delle politiche agricole, Teresa Bellanova, mentre era intenta a spiegare parte del famigerato “Decreto Rilancio”.

#DecretoRILANCIO  Leggi il testo ->  www.gazzettaufficiale.it

La commossa ministra Bellanova, era finalmente riuscita, a suo dire, insieme al suo illustre partito, a salvare non meno di 700 mila immigrati; ovvero, quelli che, avendo il diritto al soggiorno in Italia, potevano uscire dalla clandestinità e dai maltrattamenti subiti nelle campagne italiane.

Tutto questo  per il nobile principio di abbattere la nuova forma di schiavitù del clandestino, in quanto, sarebbero stati sfruttati in massa mentre si rompevano la schiena nelle campagne italiane, con paghe orarie ridicole e rigorosamente in nero.

Lacrime e sangue

Questa delle lacrime è però, una scena già vista nel 2011, quando la più famosa Signora Elsa Fornero, iniziò a piangere mentre leggeva il decreto in cui emetteva  una condanna senza appello per centinaia di migliaia di lavoratori: gli illustri ‘esodati’,  a zero euro, perché cacciati sia dalle aziende, per sopraggiunti  limiti di età lavorativa, che dall’INPS, perché sarebbero mancati i due/tre  anni al diritto alla pensione, per le modifiche introdotte dal decreto stesso.

IL “FATE PRESTO” PIÙ INCREDIBILE DELLA STORIA DELLA STAMPA ITALIANA

Tutto questo, perché bisognava impedire, urgentemente, e ad ogni costo, il dissanguamento delle casse statali, per via dei maggiori interessi da pagare e derivanti dallo spread, provocato dalla speculazione del mese di aprile 2011  ad opera delle principali banche tedesche.

Questo, fu il famigerato articolo del Sole 24 ore , che come si ricorderà, invitava a rompersi l’osso del collo, per scongiurare un default.

Quel periodo, è stato classificato come l’inizio di uno dei momenti economici più difficili dal dopo guerra ad oggi, e fu l’inizio della vera e propria crisi economica.

Oggi

In queste ore, il nostro Bel Paese, sta riverberando ancora i negativi effetti di quel periodo, questa volta però, sulla vita di non meno di 40 milioni di cittadini, 15 dei quali, sono rappresentati dai lavoratori in cassa integrazione e dalle rispettive famiglie, messi letteralmente a pane ed acqua dalla mancanza parossistica di risorse finanziarie, ovvero di quelle che non bastano mai, ma di cui nessuno del main stream informativo italiano, si azzarda minimamente a parlare ed a cui andrà il 50% dello stipendio originario.

Ecco il perché, la paga oraria dell’integrazione salariale, in parallelo con la questione del bracciantato agricolo, sono ideologicamente identiche, infatti, da un lato abbiamo il nobile ma maldestro tentativo di salvare la vita economica ai 700 mila immigrati regolari, pagandoli 2 o 3 euro l’ora, dall’altro, 4 euro lordi per i cassa integrati italiani.

Per chi ha vedute ideologiche, nella soluzione delle crisi, è evidente che, non esiste alcuna differenza fra l’uno e l’altro lavoratore, salvo la condanna degli ultimi, cioè i cassa integrati, che dallo Stato, attraverso precise scelte politiche sono trattati ne più e ne meno come i braccianti.


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