Gender: PdF, “Basta indottrinamento ideologico a scuola”

GENDER: POPOLO DELLA FAMIGLIA

DA IERI IN TUTTA ITALIA LA CAMPAGNA INFORMATIVA A DIFESA DI BAMBINI E RAGAZZI

È partita ieri a Roma e in tutta Italia una campagna per dire BASTA all’indottrinamento ideologico gender nelle scuole. L’ha promossa il Popolo della Famiglia (PdF), il movimento politico presieduto da Mario Adinolfi, che intende denunciare l’ideologia invasiva della Commissione Europea in campo etico diffusa con il documento “Standard per l’educazione sessuale in Europa”, che fu adottato in Italia dalla legge sulla cosiddetta “Buona Scuola” nel 2015 durante il governo Renzi. “Ci appelliamo alla premier Giorgia Meloni affinché affermi la sovranità del nostro Paese e respinga al mittente a Bruxelles queste indebite ingerenze, come aveva peraltro promesso prima delle elezioni, impegnando il suo partito a cancellare la ‘Buona Scuola’ renziana, che era stata mantenuta in vigore anche dai governi Conte e Draghi”, dichiara Nicola Di Matteo, vicepresidente e coordinatore nazionale del PdF. “Tramite la legge 107/2015, la famiglia viene esautorata della sua funzione di primaria agenzia educativa, ruolo che viene trasferito alla scuola, attraverso la riformulazione dei programmi scolastici e l’intervento in classe di ‘esperti’ pro-gender. In pratica, con il pretesto della parità fra uomo e donna o del contrasto al bullismo, all’omofobia e alle discriminazioni, può venir carpita la buona fede dei genitori ed essere fatta passare l’ideologia gender”.

La campagna anti-gender del Popolo della Famiglia, che si concluderà venerdì prossimo 26 febbraio, prevede attività di volantinaggio e affissione di manifesti a livello nazionale. In particolare, sarà segnalata ai genitori la possibilità di avvalersi preventivamente del “consenso informato”, che consente di negare alla scuola la partecipazione dei propri figli alle attività genderistiche. “Il documento di Bruxelles promuove la sessualizzazione precoce in età evolutiva, dando indicazioni precise circa la conoscenza dei propri genitali e la masturbazione infantile”, sottolinea Di Matteo. “La naturale differenza tra maschio e femmina viene presentata come uno stereotipo sociale da smontare, poiché secondo il pensiero ‘gender’ ogni studente, anche giovanissimo, deve essere abilitato a scegliere il proprio genere di appartenenza, che può anche cambiare nel corso della vita con la cosiddetta ‘fluidità di genere’. Il sesso al momento della nascita, maschile o femminile, cessa di essere un inequivocabile dato di fatto. Si tratta di una politica che, di fatto, rade al suolo le basi antropologiche della nostra civiltà”.