INPS, le risposte di Tridico ai ritardi della cassa integrazione

A causa dei tanti problemi emersi nelle ultime settimane, soprattutto relativamente ai ritardi nei pagamenti della cassa integrazione ordinaria e in deroga, l’INPS è finito al centro dei riflettori. Il presidente dell’ente Pasquale Tridico ha provato a fare il punto della situazione, ammettendo gli errori commessi, ma confermando la volontà di continuare a dare garanzia dei soldi promessi dal governi nei vari decreti approvati durante l’emergenza Coronavirus.

Sui ritardi della cassa integrazione, Tridico (intervistato tra gli altri da La Stampa e Mi Manda Rai 3) ha spiegato la necessità di riformare gli attuali istituti, che prevedono un meccanismo troppo lento. I lavoratori pensano di ottenere la cassa una volta messi a riposo e in vece bisogna aspettare che si porti a compimento un processo che si compone di alcuni passaggi fondamentali: “Domanda dell’azienda, accettazione da parte dell’Inps, compilazione e verifica di un modulo standard, infine, pagamento. Quattro passaggi, di norma, che hanno bisogno solitamente tra i due e i tre mesi come tempistiche prima di esaurirsi. L’azienda può richiedere 100 ore di Cig a marzo, ma poi a fine mese magari si ritrova ad averne utilizzate soltanto 50, cifra che l’impresa è tenuta a trasmettere. Soltanto una volta che l’informazione è stata inviata e ricevuta, l’Ips può effettuare il pagamento”.

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Come spiegato da Tridico, dall’inizio della crisi, delle 8.1 milioni di domande ricevute di cassa integrazione ordinarie, procedendo per numeri assoluti, 5.6 sono state pagate in anticipo attraverso il conguaglio aziendale o direttamente dall’INPS. L’ente, nel complesso, ha ricevuto il 44% dei moduli, di cui sarebbero stati pagati i 3/4.

Ben più grandi sono state le complicazioni per quanto riguarda la Cassa integrazione in deroga, dal momento che il processo deve passare anche dalle regioni. In particolare, si sarebbe aggiunto anche lo scontro con Regione Lombardia, dove si Ono registrati ritardi molto importanti, inferiori soltanto alla Sardegna, teoricamente l’unica regione in cui i pagamenti non sono stati ancora avviato.

Tridico ha spiegato che la riforma del Titolo Quinto ha attribuito alle regione una maggiore capacità di gestione degli strumenti che, in una situazione di crisi come questa, sarebbe stato meglio lasciare a livello nazionale. Dal momento he si tratta sostanzialmente di piccole e medie imprese, i numeri attuali (246mila richieste pervenute all’ente, con 120mila autorizzate) vanno moltiplicati per una media di tre dipendenti. E, come spiegato da Tridico: “Purtroppo, in certe regioni, richieste del genere sono gestite da uffici composti da un massimo di tre persone. E così, risolvere ogni pratica in velocità e scioltezza diventa complicato.”

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Tridico ha aggiunto, circa le potenziali responsabilità dell’INPS nei ritardi: “Non dico che l’ente previdenziale sia esente da colpe, ha risposto. Errori ne abbiamo fatti e continueremo a farli. Nessuno si è risparmiato a fronte di un enorme mole di lavoro che si è trovato a gestire: sedici prestazioni più undici miliardi di nuove spese in poco più di un mese. Ciascun atto di un mio dirigente passa dalla lente della Corte dei Conti.”

E alle domande di chi ha dichiarato di essere in attesa della Cassa integrazione in deroga, poiché il procedimento è più lento passando dalla Regione. Tridico ha suggerito di andare in banca o in posta, in considerazione del atto che il governo ha stipulato con banche e poste l’anticipazione sociale prevista dall’accordo presto con l’esecutivo. Un’anticipazione che sarà poi rimborsata dall’Ines successivamente.