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Gabriele Quarta: Alghedon, le catene dei ricordi
Gabriele Quarta in questo suo primo lavoro ALGHEDON, LE CATENE DEI RICORDI, edito da Albatros affronta, con molta profondità il tema del conflitto generazionale in seno ad una famiglia, i due fratelli Daniele il più grande e Lorenzo più piccolo di otto anni, hanno vissuto la loro infanzia insieme, con i loro giochi le loro complicità il loro scambievole affetto, ma poi la differenza di età nel corso degli anni li ha allontanati.
Di ciò si rende conto Daniele, che ormai è proiettato in una vita di adulto con altre aspirazioni ed emozioni, e da parte sua nasce il desiderio di recuperare il ‘tempo perduto’ ed organizza, per stare insieme, un viaggio per andare a trovare i nonni in Puglia.
D’altro canto, l’atmosfera che si vive in famiglia non è proprio una delle più tranquille, qui i conflitti sono quotidiani e ruotano intorno ai loro genitori, Johann il padre un uomo scostante e anaffettivo il cui unico scopo nella sua vita è stato il lavoro e il successo sociale, e la madre Alessandra una donna superficiale dedita principalmente alla mondanità e poco dedita alla famiglia.
Lorenzo nella storia del libro è il personaggio principale, la relazione con il fratello assume un interesse di primo piano e il loro rapporto con i genitori condiziona anche i loro comportamenti.
È importante l’analisi che lo scrittore fa dei caratteri dei vari personaggi, così precisa e minuziosa, essa mette in risalto l’ambiente familiare in maniera magistrale e l’attenzione che il lettore pone in queste descrizioni lo aiuta a penetrare nel fitto ‘groviglio’ di emozioni che il romanzo suscita.
Il ‘viaggio’, di cui stavamo parlando che inizia nella realtà, poi continua in ‘un’altra dimensione’, dove tutti i conflitti che Lorenzo viveva nella realtà vengono riportati ed anche amplificati.
Gabriele Quarta nel seguire i personaggi nel viaggio ci regala un linguaggio fatto d’immagini crude e drammatiche, dove le descrizioni dei personaggi e degli ambienti resi irreali e spettrali sono visti come attraverso una lente deformante e acquistano anche connotati mostruosi, atti a definire le emozioni e i conflitti che turbano l’animo di Lorenzo.
Questo linguaggio è quasi un ‘metafora visiva’, il lettore attento ai particolari potrà rendersi conto come le varie scene possano essere inquadrate per la comprensione in una sequenza che ha del ‘cinematografico’, e direi di più in una costruzione tecnologica digitale, un linguaggio espressivo lanciato alla massima drammaticità.
Il tema del ‘dolore’ viene trattato con molta centralità nel romanzo, possiamo ben dire, che il dolore assume per lo scrittore quasi il carattere di un personaggio; il dolore è principalmente di Lorenzo, ma anche di Daniele, di Johann e di Alessandra, ognuno li loro ha la sua quota di dolore, nella storia, che esprime relazionandosi. Ma pur nel dolore che traspira dalle pagine del libro si aprono qui e la spiragli di intime sensazioni emotive, che conducono anche a considerare il dolore quasi ‘un passaggio’ obbligato della vita, un’esperienza inevitabile, che può anche darci un momento di ripartenza.
La tentazione di raccontare la storia è grande, questo ‘viaggio’ appassiona, gli eventi e gli ‘incontri’ sono poi tanti, condensati in un libro, che non ha né molte né poche pagine, ma in definitiva forse dire di più toglierebbe al lettore il piacere della scoperta di fare il suo viaggio.
Ed ora per concludere diamo la parola a Gabriele Quarta: “Questo libro tratta, già a partire dal titolo, di dolore. Della sofferenza che tutti noi, nella nostra vita, in un modo o nell’altro ci troviamo ad attraversare. E lo fa provando a dargli un senso, uno scopo, perché niente nelle nostre esistenze è fine a se stesso. A volte tutto ciò che dobbiamo fare è fermarci: guardare quel dolore negli occhi, ascoltarlo, capirlo. Solo così potremo farlo nostro, e andare veramente avanti.”