Ancora una morte sul lavoro, dubbi sulla causa, si indaga

morte sul lavoro

Non se ne può più di notizie che raccontano di morti sul lavoro, anche quest’anno probabilmente raggiungeremo il triste primato delle mille vittime. Ieri si è aggiunta alla lista di chi ha perso la vita mentre svolgeva attività lavorativa una ragazza 26enne di origine albanese. E’ rimasta intrappolata in un macchinario.

La giovane operaia è morta poco prima della fine del turno

Anila Grishaj è la 26enne albanese che ieri pomeriggio è rimasta uccisa, poco prima di terminare il suo turno di lavoro presso la fabbrica alimentare di surgelati dove lavorava. Il grave fatto è avvenuto circa alle 16:00 a Treviso. L’operaia è rimasta incastrata con la testa in un macchinario, un “robot pallettizzatore” che le ha schiacciato le vertebre cervicali. Un trauma violento che con molta probabilità l’ha uccisa sul colpo.

Anila Grishaj si era diplomata al liceo turistico di Valdobbiadene, abitava a Vergoman di Miane, in provincia di Treviso con i genitori, un fratello e una sorella.

Le cause

Sono ancora al vaglio degli investigatori le cause che hanno provocato il drammatico incidente. Non è infatti ancora chiaro se possa essersi trattato di un malfunzionamento della macchina o se il dramma sia imputabile ad errore umano. La Procura di Treviso ha aperto un’inchiesta che dovrà far chiarezza sull’accaduto.

Piccoli disordini davanti all’azienda

Nella serata ai cancelli dell’azienda si sono presentate alcune persone che volevano entrare per vedere il luogo dove Anila è rimasta uccisa. Naturalmente il luogo in questione era sotto sequestro da parte delle autorità che stavano effettuando i rilievi e non potevano consentire l’accesso a nessuno. Parenti e amici hanno protestato ed è stato l’intervento dei carabinieri che li ha fatti desistere, sciogliendo il capannello di persone.

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