Conoscere il territorio, Ex Snia una risorsa o un peso?

La riqualificazione delle aree in stato di abbandono, è sempre più richiesta, non solo perchè si elimina il degrado ed i problemi che generano, ma anche perchè sicure fonti di crescita per le aree circostanti e non solo.

Una delle realtà che insiste nel V municipio di Roma di cui ultimamente ci stiamo occupando, è l’Ex Snia, un area a ridosso del centro storico a poco più di 2 km da Porta Maggiore, lasciata al suo destino, e che oggi, ha voglia di risorgere.

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Christian Belluzzo (consigliere del Municipio V di Roma), ed Eleonora Perrone hanno fatto delle piccole ricerche e, per gentile concessione, le pubblichiamo.

Ex reparti meccanici (FotoAnZA_ExSnia_031)

Gli stabilimenti della Cisa-Viscosa (ex Snia-Viscosa), ubicati nel quartiere Prenestino all’altezza di largo Preneste, hanno rappresentato una delle maggiori realtà industriali romane.

Nel maggio del 1922 ne fu iniziata la costruzione e nel settembre del 1923 l’opificio, con 2500 operai, cominciò a produrre seta artificiale (il Raion Viscosa).

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Nel 1929, gli effetti della “grande crisi” si riversarono anche sugli operai della Cisa-Viscosa, e dal 1930 al 1932, nell’opificio, avvennero più di mille licenziamenti.

FotoAnZA_ExSnia_059

Durante il fascismo la Viscosa fu riconvertita alla produzione di uniformi e forniture militari, facendo registrare una notevole ripresa delle attività lavorative e un aumento di servizi per le famiglie dei dipendenti della fabbrica (asili, situati nella parte alta e una scuola, che si sarebbe dovuta costruire nella zona bassa).

Nel marzo del 1944 lo stabilimento fu bombardato e per la fabbrica cominciò il declino, che portò a una rapida diminuzione del personale. La chiusura definitiva dell’opificio avvenne nel 1954 e tutta l’area rimase in stato di abbandono per molti anni.

Nel 1969 la CISA Viscosa venne assorbita dalla SNIA Viscosa che, nel 1982, cedette tutte le sue proprietà immobiliari alla Società Immobiliare Snia.

Nel 1990 il complesso di via Prenestina fu acquisito dalla “Immobiliare Pinciana 188”.

La società proprietaria presentò una richiesta di concessione edilizia per la costruzione di un edificio produttivo, che fu rilasciata dalla Regione Lazio. Successivamente la società Ponente 1978 assorbì la Pinciana 188.

FotoAnZA_ExSnia_023

I lavori iniziarono nel 1991 con lo sbancamento del terreno per realizzare i livelli interrati del fabbricato.

Durante le lavorazioni si prelevava acqua dalla falda naturale, come solitamente avviene nei cantieri durante le operazioni di scavo. In tal modo al completamento dei livelli interrati e della realizzazione dei muri di contenimento, la falda sarebbe rimasta in situ.

I lavori furono sospesi e di conseguenza l’emungimento dell’acqua di falda che, unitamente alla mancata realizzazione dei muri sopracitati, provocò il riempimento dello scavo, ormai privo del deflusso delle acque.

In seguito, e senza relazione alcuna con i lavori eseguiti, avvenne il crollo del tratto del collettore della Marranella posto sotto lo scalo ferroviario. L’acqua, non potendo defluire nel collettore, allagò gran parte dello stabilimento industriale e delle aree limitrofe a largo Preneste.

Snia: Ieri, oggi … Vedi Webinar ->  https://fb.watch/3czNWzUKmh/

La cavità presente fu utilizzata per posizionarvi una stazione di pompaggio che, bypassando la porzione crollata, reimmise l’acqua a valle dell’ostruzione del collettore.

Tale intervento, effettuato dal Comune di Roma, consentì il ripristino dello stato dei luoghi, ma l’area di scavo, essendo priva di un emissario, e immettendosi in essa l’acqua di falda, con il tempo si è riempita nuovamente, generando quello che è stato poi comunemente denominato “lago Ex Snia Viscosa”.

La parte dove insiste il Lago Sandro Pertini, questo oggi il nome ufficiale del “lago Ex Snia Viscosa”, insieme ad altre parti dell’area della fabbrica sono state espropriate e regolarmente pagate alla proprietà dal comune di Roma, mentre la parte rimasta alla proprietà, circa 12.000 mq sono ancora proprietà privata.


Foto di Kaboompics – Pexels

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