Decreto Rilancio, le ultime novità: no agli ecobonus, rinvio dell’Imu

Dopo diverse settimane di attesa e continue indiscrezioni, finalmente il Decreto Rilancio (nuovo nome per l’ormai ex Decreto Aprile) dovrebbe essere firmato e pubblicato in queste ore, nonostante un percorso verso l’annuncio ufficiale che sembra ancora non del tutto privo di difficoltà.

LEGGI ANCHE – Decreto maggio – Non solo bonus, REM e stop licenziamenti: le novità

Secondo le ultime novità, dovrebbe essere escluso dal decreto l’ecobonus, che avrebbe dovuto riguardare tutti i lavori relativi al risparmio energetico e per la messa in sicurezza anti-sismica. Il bonus doveva prevedere detrazioni per lavori di efficientamento energetico e tutela ambientale pari al 110% per le opere e gli impianti di ristrutturazione immobiliare su case e palazzi. L’intenzione era quella di consentire interventi di riqualificazione energetica o sismica a costo zero per le famiglie, grazie a un credito d’imposta del 110% alle imprese che faranno i lavori. Una misura che, tuttavia, prevedeva dei costi troppo alti, pari 3 miliardi in due anni e 33 fino al 2034.

Spunta anche l’ipotesi di rinvio del pagamento della rata dell’IMU inizialmente prevista per il 16 giugno per le imprese, accorpandola così alla rata successiva del 16 dicembre. La misura riguarderebbe in particolare i capannoni utilizzati da artigiani e imprese, per un valore complessivo di 3.8 miliardi e che coinvolge 1.5 milioni di imprenditori.

LEGGI ANCHE – Decreto maggio, altre novità su bonus, ritardi ammortizzatori sociali e congedi

Restano dei dubbi sul reddito di emergenza, con il Movimento 5 Stelle che vorrebbe renderlo una misura strutturale o comunque della durata di almeno tre mesi, mentre il PD punta a ridurne la validità a un massimo di 2 mesi. In più, non c’è accordo sulle settimane di proroga della cassa integrazione: il M5S spinge per aggiungerne 9 alle 9 già previste, mentre il Mef vorrebbe aggiungerne altre 3, in attesa di eventuali necessità ulteriori.

Ancora in via di definizione la questione degli aiuti a fondo perduto alle imprese, per cui Italia Viva aveva chiesto di fissare criteri più precisi. Non convinceva, infatti, il sistema “pari passu” pensato per le aziende tra i 5 e i 50 milioni, nell’ambito del quale il Governo dovrebbe affiancare alle ricapitalizzazioni degli imprenditori una somma pari a quella messa dai soci privati. Sugli affitti alle imprese, il Ministero dell’Economia aveva fatto una stima al ribasso, con la misura che dovrebbe costare anche di più del miliardo e 700 milioni inizialmente previsto. Per questo, la misura da un miliardo e 850 milioni varrà solo per due mensilità.

Perplessità, infine, anche sul superamento del Codie degli appalti sul modello del Ponte Morandi di Genova: il PD e il M5S sono preoccupati di eventuali infiltrazioni criminali facilitate dall’allentamento dei controlli.