Giornalismo, Digiorgio Vs. Ambrosetti: l’arbitro, per fortuna, è il lettore

Due giornalisti: Digiorgio e Ambrosetti ed una disputa : arbitro il lettore

Salvatore Zammuto – Editore
Due giornalisti: Digiorgio e Ambrosetti ed una disputa : arbitro il lettore.
Vorrei invitare i lettori a capire come, nella vita è soprattutto nel giornalismo, diversi punti di vista possano contribuire a far emergere verità e opinioni. Senza drammi.
Il caso riguarda due collaboratori giornalisti che si occupano di informazione e che, spesso hanno avuto dissapori personali e professionali. Prima di dare loro la ‘parola’ una breve precisazione.
Da oltre trent’anni mi occupo di giornalismo e negli ultimi 25 di editoria. Tra le due professioni prediligo di gran lunga la seconda. Un po’ per i miei limiti (spesso alcuni dei miei collaboratori sono più bravi di me) ma, soprattutto perché mi piace dare a molti l’opportunità di esprimersi liberamente. Mai, ho opposto limiti né tantomeno censure; la mia storia lo conferma. Conferme di integrità e informazione corretta, anche se ‘scomoda’  la possono dare per me anche presidenti della Regione Lazio, Polverini, Storace e Zingaretti; sindaci e presidenti di alcune Comunità montane, personaggi illustri come il prof. Aiuti e persino l’ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga (questi ultimi scomparsi) quando era ministro dell’interno, per una inchiesta condotta da me sui minori scomparsi che lo fece infuriare, ma nulla poté fare per impedirla. Mai me la sono presa con un collega, ed in questi anni di motivo ne ho avuti. I Fatti ed il tempo hanno aggiustato molte cose. Senza annoiare i lettori con vicende che, a mio avviso, rasentano aspetti personali. Penso che le controversie pubbliche servono a peggiorare le cose, ed il Covid ci ha insegnato una lezione che alcuni tendono a dimenticare….
Per quanto riguarda questa modesta controversia, il metodo giornalistico, lo ribadisco, è quello del doppio binario.  Due verità opposte, presentate ai lettori, fatti incontrovertibili ed equità.
Per questo ho tolto un articolo da www.ifattinews.it . Questa testata giornalistica la dirigo io e, chiaramente decido cosa pubblicare e cosa no e ne rispondo. Preciso che i due contendenti hanno entrambi strumenti di informazione nei quali decidono liberamente cosa pubblicare e cosa no. Non sono mai intervenuto in merito. Ne rispondono loro. Se poi gli strumenti non esistono, si possono creare, come sanno entrambi.
Quindi ora sono in grado di pubblicare i due articoli in contemporanea, lasciando ai lettori che considero con rispetto l’opportunità di farsi l’idea che ritengono più giusta. Precisando che, avendo perso la dimestichezza giornalistica non voglio più occuparmi di questo ‘caso’.  E se qualcuno di loro si permette di offendermi, può farlo, ne ha il diritto, ma mentre io so le opinioni opposte dei due giornalisti, i lettori non conosceranno mai le mie. Perché? Perché mi piace raccontare “I Fatti” per le opinioni ci sono gli esperti e per fortuna io so fare solo l’umile cronista. Stavolta pubblico le diverse opinioni o verità diverse, ma non intendo farlo più. Perlomeno qui. Avrei preferito chiarire la questione a livello interno, ma l’intempestiva pubblicazione del primo articolo mi ha obbligato a renderla pubblica. Se ho tolto l’articolo non è perché qualcuno mi abbia costretto a farlo, ma perché, secondo me mancava la replica. Io la penso così. La deontologia giornalistica la pensa così. Semmai andava replicato lo scritto sulla stessa testata giornalistica e da chi era oggetto delle presunte accuse non da altri, in altri contesti; questo secondo me.
Non so a quanti può interessare tutto quello che ho scritto, ma non mi sono mai tirato indietro, non inizierò certo ora, a 63 anni.
Ecco l’articolo integrale di Francesco Digiorgio, senza censure.
Non volevamo crederci, non avremmo mai voluto leggere su un quotidiano on-line un articolo come quello pubblicato a firma di Danilo Ambrosetti su “Il Giornale del Lazio”,  che in veste di giornalista dovrebbe essere super partes da qualsiasi contesto politico e tenere una condotta morale e deontologica appropriata al ruolo che riveste e all’onorificenza che gli è stata conferita (Cavaliere della Repubblica).
Danilo Ambrosetti mentre riceveva il Cavalierato
Eppure non vorremmo sbagliare, ma quelli che sono stati pubblicati sono dei veri e propri insulti se non addirittura delle illazioni al confine della diffamazione, per i quali probabilmente potrebbero seguire strascichi giudiziari.
“Continua il gioco delle tre carte, il gioco ideato dal movimento politico Unione e Cambiamento, il gioco che dovrebbe indicare il futuro “leone” che guiderà questa creatura politica attualmente orfana di un padre, che sfiderà il Sindaco uscente Silvio Grazioli. Certo i tempi sono sempre più stretti manca circa 1 mese alla presentazione delle liste per le amministrative di settembre a Trevi Nel Lazio, però qualcosa si muove, un giocatore (Lidano Cera) si è tirato indietro, anche se la candidatura non gli sarebbe dispiaciuta, ma  sembra sia  subentrato  subito un nuovo personaggio che potrebbe scansare ogni possibile dubbio sul candidato a Sindaco. ” Comincia così, il giornalista insinuando probabili dissidi o giochi politici all’interno del movimento politico (in base a non si sa quali fonti), per poi arrivare a riportare in virgolettato i commenti di alcuni “delusi sostenitori” , celati dal segreto professionale di cui Ambrosetti si avvale, che approfittano di questa tutela per riportare delle vere diffamazioni ai danni di Francesco Graziani:
“Ormai su Pietro Bianchini (nella foto, consigliere di minoranza), -commentano i suoi delusi sostenitori-  di cui auspicavamo la candidatura, si sono perse le speranze,  visto che è stato accantonato per volontà superiori quasi a non considerare i suoi 5 anni di opposizione mettendolo così all’angolo, come un oggetto usato e non riutilizzabile e ciò è molto triste.  Questo nuovo partecipante al gioco delle tre carte, Francesco Graziani  appassionato di pesca, potrebbe essere lui il “padre” di Unione e Cambiamento, del resto è fortemente sponsorizzato dalla madre, che è dipendente del comune di Trevi, ed alla quale l’attuale amministrazione non ha rinnovato l’incarico di responsabile del servizio amministrativo. Certo  è arduo il percorso, se ancora non si riesce a mettere d’accordo tutte le anime del movimento, visto che ancora non si ufficializza la candidatura”. Questo il testo integralmente riportato dove nel virgolettato i fantomatici sostenitori tirano in ballo la madre di Graziani, lasciando quasi intendere che vi siano interessi parentali volti a riottenere l’incarico attraverso il figlio, quando basterebbe soffermarsi semplicemente sul fatto che qualsiasi madre o congiunto in buoni rapporti sosterebbe la candidatura di un parente.
Trevi nel Lazio è inoltre un piccolo comune, dove la maggioranza dei cittadini è imparentata, vuoi alla vicina o alla lontana, con almeno metà del paese; sarebbe un po’ come contestare il fatto che ad esempio alcune figure esterne che collaborano con il comune, sono anche casualmente imparentate con esponenti della giunta.
Ma al di là di tutto questo, il giornalista forse avrebbe dovuto soffermarsi su un aspetto etico e deontologico, in cui il segreto professionale andrebbe applicato per tutelare l’identità delle fonti qualora vi sia per esse un concreto pericolo di incolumità, non per sponsorizzare gli insulti nei quali poi egli stesso si lascia andare deliberatamente dando dei “deviati mentali” e dei “frustrati” ai sostenitori di Unione e Cambiamento, dimenticando la deontologia e il rispetto che una persona deputata a riportare notizie e informazioni di pubblico interesse dovrebbe invece mostrare verso tutti i suoi lettori, quindi anche i sostenitori dell’opposizione.
Qui di seguito il testo integrale degli insulti che non possono essere rivolti ad altri se non agli esponenti di Unione e Cambiamento, citati nell’articolo: Ma nel frattempo a far da cornice al gioco delle tre carte, c’è la macchina del fango che continua a macinare, e ad espellere sui social  le pochezze di menti frustrate dei “leoni da tastiera”. Come è possibile spiegare l’ingranaggio di queste menti deviate? Solo la psicologia può farlo, e  lo fa  analizzando testualmente il termine “frustrazione”: ossia il  mancato appagamento o soddisfacimento. In psicologia, è lo stato psichico di profonda depressione o di sconfitta, che insorge di fronte a difficoltà sentite come insormontabili. Intanto il tempo scorre….
A questo articolo è seguita ovviamente una replica da parte di Unione e Cambiamento che con un comunicato attraverso la sua pagina Facebook ha smentito categoricamente l’articolista, in maniera fin troppo educata:
“Quest’oggi è uscito l’ennesimo articolo che tira ad indovinare il nome del nostro candidato a Sindaco. Poco male, se non fosse che si continua a tirare in ballo delle persone senza mai interpellarle e, soprattutto, come accaduto oggi, con l’intento, mal celato ed oltremodo squallido nei modi, di sminuirne la persona.
Allora ci teniamo ad evidenziare che Francesco Graziani, prima ancora che un “appassionato di pesca”, è un giovane e stimato Ingegnere Ambientale, persona onesta, per bene, innamorata del proprio territorio e desiderosa di mettersi in gioco per cercare di dare un presente e soprattutto un futuro migliore al proprio paese.
Alla pari di Lidano Cera, il cui nome è invece apparso ieri, e delle altre persone facenti parte del nostro gruppo, si tratterebbe di una candidatura eccellente. Questo i trebani lo sanno, a differenza di chi parla a vanvera e per sentito dire.
Lo abbiamo detto e lo ripetiamo, la nostra forza è e sarà il gruppo e l’insieme delle competenze che lo formano.
Per il nome del candidato, non c’è fretta, arriverà, insieme a tante altre cose. Sappiamo che qualcuno è a corto di argomenti e ne ha bisogno per poter dire qualcosa, ma per il momento non avrà questa soddisfazione.
Nel frattempo c’è chi magari continuerà a chiacchierare con i fantasmi, ma se vuole persone in carne ed ossa a cui chiedere, noi siamo qui, non ci tiriamo indietro!”.
Noi non possiamo determinare chi occuperà per i prossimi 5 anni gli scranni comunali di “Monteclemente”, ma una cosa è certa, che fin tanto che l’informazione verrà condotta da “articolisti”, che con metodi aggressivi riportano l’informazione, le idee degli elettori saranno sempre più confuse, dis-orientate da un contesto democratico, in favore del pensiero politico-ideologico dello scrivente.
Ed ecco la replica  di Danilo Ambrosetti, anch’essa senza censure.
E’ la prima volta, nei miei 20 anni di carriera giornalistica che mi trovo a dover replicare alle accuse che un collega Francesco Di Giorgio, mi rivolge in relazione ad un mio articolo, e lo faccio solo per il grande rispetto che porto verso il mio editore, che in modo irrispettoso è stato coinvolto in questa vicenda, e che ringrazio per la sua disponibilità di spazio.
Dunque in questo documento, vengo accusato di non rispettare la deontologia giornalistica, vengo accusato di diffamazione e di non essere super partes in una competizione elettorale, in più vengo accusato di creare una macchina del fango.  Andiamo per ordine e chiariamo le idee al collega che forse confonde il suo ruolo ed usa questo bellissimo mestiere per fini personalistici.
Le norme che regolano il comportamento del giornalista sono in gran parte contenute nel D.Lgs. n. 196/2003 (Codice della Privacy), nel codice di deontologia dei giornalisti del 1998 e, con riferimento alla cronaca su minori, nella Carta di Treviso.
Il dovere più pregnante del giornalista e caposaldo del diritto di cronaca è il dovere di verità, considerato sia dalla L. n. 69/1963 che dalla stessa Carta dei Doveri quale “obbligo inderogabile”. Gli organi di informazione sono l’anello di congiunzione tra il fatto e la collettività, essi consentono alla collettività l’esercizio di quella sovranità che secondo l’art. 1 Cost. “appartiene al popolo”. Un’informazione che occulta o distorce la realtà dei fatti impedisce alla collettività un consapevole esercizio della sovranità.
Ora nel mio articolo che cosa c’è scritto di falso? Mi sarebbe piaciuto leggere una replica che argomentava l’ipotetica falsità che ho scritto, ma al contrario ho letto un attacco alla persona. E’ vero che il movimento Unione e Cambiamento non  ha un candidato a Sindaco, è vero che Pietro Bianchini che si pensava essere lui il candidato a Sindaco non lo è, ed è vero che il  possibile Francesco Graziani amante della pesca (che non è un’offesa, anzi delinea l’amore per il territorio) è il figlio di una dipendente comunale alla quale l’attuale Amministrazione non ha rinnovato l’incarico di responsabile del servizio amministrativo: sono tutte cose vere che non sono state smentite perché appunto vere!!!!!
Come posso dunque diffamare una persona se non sto facendo altro che dire la verità? E poi in che modo ho diffamato il giovane Graziani, per aver detto che è amante della pesca? O che sua madre è una dipendente comunale a cui non è stato rinnovato il suo incarico?
Non c’è violazione di nulla, tantomeno si può parlare di diffamazione, mi dispiace per il collega Di Giorgio, che riempie le pagine con questi termini di cui non conosce il significato, e  mi meraviglio di quelle menti eccelse con tanto di laurea in legge (che sono dietro di lui), che non hanno ben chiaro il concetto di diffamazione a mezzo stampa, come tanti altri concetti di legge.
La macchina del fango caro “collega” è una cosa molto seria, che le persone di cui ti sei accerchiato sono dei veri esperti. Ti spiego cos’è con le parole di un grande del giornalismo italiano Indro Montanelli, che soleva indicare quelle figure che in modo meschino non avendo capacità e materiale da usare per contrapporsi in modo civile in un confronto , si mettono alla guida della “macchina del fango” per colpire in ogni modo il proprio avversario.
Il giornalismo per come l’ho studiato e per come lo vivo, deve essere pulito, autentico, non deve prestare il fianco alla macchina del fango, che proprio per quello che rappresenta è guidato e lo ribadisco da  “menti deviate”, come chiaramente Montanelli l’ha definita. Mi piacerebbe molto tornare a parlare di politica quella vera, concreta, dove ognuno presenti le proprie idee, e le progettualità di ciò che vuole fare nei prossimi 5 anni per Trevi, perché è questo quello che la cittadinanza vuole , ed è soprattutto una questione di rispetto verso i cittadini. Ma  non ho molta speranza,  è difficile spegnere i motori della macchina del fango, anche perché queste figure non sono abituate alla correttezza ed al rispetto delle persone e dei ruoli, non sanno giocare pulito, per loro vige il detto: “o con noi o contro di noi, e se sei contro di noi ti buttiamo fango”.
Sono stato insignito del riconoscimento di Cavaliere della Repubblica dal Presidente Mattarella, ed ho ricevuto il plauso di tanti colleghi, perché ho servito con la mia professione il mio Paese, e mi dispiace che ciò dia fastidio al collega Di Giorgio ed a qualcun altro che è stato messo all’angolo, visto che continuano a tirarlo in ballo; di certo se scrivevo falsità o prestavo il fianco alla “macchina del fango” non l’avrei mai ricevuto!
Faccio i migliori auguri al collega Francesco Di Giorgio, affinchè cresca professionalmente  e comprenda che il giornalismo non è uno strumento per dar sfogo alle proprie invidie ed avvilimenti, e soprattutto spero che interrompa di metterlo al servizio della macchina del fango.
Cav. Dott. Danilo Ambrosetti
Questo è tutto.
Salvatore Zammuto, editore
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