Alla festa della Lega, Bossi “fa la festa” a Salvini

Le parole del vecchio leader del Carroccio, nonché fondatore, Umberto Bossi, affossano l’attuale uomo al comando, colpevole di “aver perso il consenso della base”.

Un severo giudizio

Doveva essere un’occasione per ricordare e per sancire i 40 anni della Lega, all’insegna del “volemose bene”, invece è risultata più un “c’eravamo tanto amati”. Un Bossi che oggi mostra tutti i segni dell’età, 82 anni, e dell’ictus che lo colpì nel marzo del 2004, ma che resta lucido e spietato nella sua analisi politica. “Alla Lega serve un nuovo leader che vada in direzione dell’autonomia, che rimetta al centro la questione settentrionale”, sentenzia il senatur. “Salvini ha preso la sua strada. Ciascuno prende la sua strada, ci vuole un po’ di testa. La Lega di allora era radicata nella base popolare, in consiglio a Varese si parlava in dialetto. Se le radici sono forti, è difficile che si fermino. Sicuramente abbiamo fatto un grande sforzo, era un mondo diverso, c’era necessità di nuovo e chiunque avesse intuito politico l’avrebbe capito. Lì siamo nati noi. Oggi serve un’altra spallata per cambiare le cose, la Lega deve essere uno sprone”.

Archiviare Salvini

Parole che significano inequivocabilmente che il vecchio leader vede l’attuale segretario come incapace di imprimere quello scatto nella politica, quella novità del tempo che fu. Bossi accusa implicitamente Salvini di essere ormai schiacciato sotto il “potere” di Meloni e di non sapere riequilibrare la forza della Lega. Dice che non raccoglie consensi dalla base e quindi allude al fatto che sia ormai finita l’epoca di Salvini.

Se non lui, chi allora?

Ammesso che alla Lega occorra un altro “capitano”, chi potrebbe avvicendarsi? Un militante storico, probabilmente, come il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il cui nome già da alcuni anni negli ambienti della Lega rimbalza quasi sottovoce, indicato come il nuovo leader. Bossi dice: “Giorgetti è uno bravo, ma non dico niente altrimenti lo massacrano”.

Ancor meno diplomatici di Bossi

Molto più diretti sulla disamina del segretario sono i militanti storici vicini al senatur, festeggiato da loro con una torta al cioccolato in occasione del 40ennale della Lega.

Paolo Grimondi, fondatore dei Giovani padani, ex segretario della Lega Lombarda e coordinatore del Comitato Nord, fondato da Bossi, non usa mezzi termini. “Salvini deve fare un passo di lato e lasciare la battaglia autonomista a chi ci crede ancora, ai tanti movimenti autonomisti che stanno nascendo. Salvini è ministro, faccia il ministro”.

Perché è un bravo ragazzo

A chi dice che sia giunta l’ora di congedare Salvini, replica fermo il vicesegretario Andrea Crippa: “Faremo le valutazioni quando ci sarà il Congresso”. Poi incalza “Io dichiaro il mio voto, se Salvini si ricandida, lo voto perché senza lui non esisterebbe più la Lega”.

Un’affermazione di fedeltà pedissequa addirittura esagerata, ma Crippa non avrebbe potuto esimersi dalla difesa a spada tratta. Spiega poi che non ci sono affatto dei rancori da parte di Matteo Salvini nei confronti dei predecessori. (Almeno non ufficialmente).

Infine il “vice” ricorda che se Bossi ha creato la Lega e Maroni l’ha salvata, Salvini l’ha rilanciata. Chiude poi dicendo “Siamo arrivati al 35% con Salvini e tra poche settimane si approva l’Autonomia. Quello che ha fatto Salvini resterà nella storia politica della Lega”.

Foto: biografieonline.it