ATAC, Trasporti pubblici nel tempo del Coronavirus

di Angelo Zammuto


Roma 14 marzo 2020

 

Nell’esporre gli ultimi provvedimenti presi con il DPCM “Io resto a casa” il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte alle domande dei giornalisti ha risposto che il trasporto pubblico locale al momento non si ferma, questo per permettere alla gente di andare a lavorare e per non fermare le attività produttive. A questo proposito, attenti alle esigenze di tutti abbiamo pensato di intervistare un operatore di esercizio di ATAC con esperienza ventennale di trasporto pubblico e del quale per ovvie ragioni discrezionali non scriveremo il suo nome.

Buongiorno, ci racconti, lei ed i suoi colleghi come state vivendo tutta questa vicenda riguardante il Coronavirus?

Psicologicamente devastati. L’integrità mentale deve essere garantita ma in questo momento le misure adottate dall’azienda fanno si che questo non si avveri. Insomma, l’autista deve essere sereno quando guida, e non lo è; il rischio contagio è dietro l’angolo, ma anche a rischio sicurezza e con questi presupposti è difficile mantenere la concentrazione.

In tutta questa spiacevole vicenda, l’azienda, come ha reagito alle varie indicazioni emanate dal Governo e dalle Autorità Sanitarie?

Pur ammettendo che gli autisti sono sottoposti giornalmente a rischi di contagio e senza sufficiente tutela, la prima cosa fatta dall’azienda è stata quella di sospendere tutti i colloqui ed i contatti con gli uffici amministrativi da parte degli autisti.

Quindi, ha tutelato una parte dei dipendenti mentre per quella più soggetta al contagio non ha fatto nulla, si chiama discriminazione …

E poi?

E poi nulla … ha adottato la catenella per mantenere la distanza dall’autista e la chiusura della porta anteriore ma niente di più,  e questo resta così anche ora che viene adottato l’orario estivo e che il servizio terminerà anticipatamente alle 21.00.

Cosa vi aspettate dall’azienda?

Che possa adottare misure a maggior tutela della salute per l’autista e, indirettamente, per la sua famiglia. In fondo il datore di lavoro è responsabile della salute e sicurezza del dipendente pertanto, visto l’ultimo aggiornamento sul Convid-19 che vede tutta l’Italia a rischio e dichiarata “Zona Rossa”, dovrebbe fornirci da subito mascherine e guanti, inoltre dovrebbe darci la possibilità di inizio e fine turno a partire dalla rimessa e non dai capolinea, potenziando così anche i servizi express, molto utilizzati e graditi agli utenti, questo permetterebbe anche la sicurezza di prendere in carico una vettura pulita e disinfettata, anche per gli utilizzatori.

Fin dal primo momento fra le regole comportamentali nei confronti di questa epidemia è stata presente quella di mantenere la distanza minima di un metro fra le persone, come fate rispettare questa regola?

Di fatto non possiamo fare nulla, in molti paesi europei l’autista blocca la salita dei passeggeri e chiude le porte, noi non abbiamo questa autorizzazione pertanto la gente deve regolarsi da sola; personalmente, oggi come oggi in un autobus pieno non salirei, piuttosto andrei a piedi o in bicicletta.

 Per finire, il sindacato di tutto ciò cosa dice o fa?

Proprio ieri sulle nostre bacheche è apparso un comunicato dove si legge di un accordo  congiunto fra Associazioni Datoriali e Organizzazioni Sindacali. Nel comunicato vi è scritto quanto verrà congiuntamente richiesto a Governo, Parlamento e Conferenza delle Regioni, nell’ambito delle specifiche competenze e prerogative. Finalmente si muove qualche cosa, speriamo che questo difficile momento abbia il giusto e dovuto sostegno, staremo a vedere come finirà…

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