EMERGENZA MES – Meccanismo Europeo di Stabilità, serve?

Rubrica di economia e finanza a cura di Mario Rugini

Nel 2012 viene costituito il MES o Fondo Salva Stati, ovvero un Organismo Sovranazionale con sede in Lussemburgo, la cui costituzione avviene mediante un versamento (proporzionale al PIL) da parte di 19 paesi Europei

È un’organizzazione con scopo di lucro, in quanto nel suo statuto prevede la necessità di fare profitti per la sua sopravvivenza.

Attualmente la dotazione finanziaria del MES è di 700 miliardi di euro; 80 miliardi di euro già depositati e, 620 miliardi che possono essere raccolti mediante obbligazioni emesse sul mercato.

Lo scopo del MES è quello di aiutare, a precise e dure condizioni, eventuali paesi dell’area Euro in difficoltà finanziaria.

Chi compone il MES

Il MES è guidato dal Consiglio dei Governatori, formato dai 19 Ministri dell’Economia dell’area Euro. Le decisioni urgenti ed importanti del Board dei ministri vengono prese a maggioranza qualificata,  85% dei diritti di voto, ovvero in base alle quote di partecipazione al Fondo. I Paesi che contano sono la Germania 27%, la Francia 20% l’Italia 11% e l’Olanda 5%.

Le decisioni operative ordinarie come le richieste di Finanziamento, vengono prese all’Unanimità.

Un altro punto da chiarire è la responsabilità patrimoniale. Ogni Paese è responsabile solo in relazione alla quota di capitale. L’emissione di obbligazioni per finanziare uno Stato in emergenza sono garantite dal MES e dai loro componenti, in relazione alle quote di partecipazione.

Relativamente alle condizioni di accesso, il MES non scatta in automatico. È la Nazione bisognosa a farne richiesta ma, per avere una ulteriore linea di credito, è necessario negli anni successivi ridurre il debito esistente. Esattamente quello che è successo alla Grecia, quando vi ha fatto ricorso per finanziare il suo bilancio. Le condizioni per accedere al MES sono quelle di rispettare in base ad uno specifico piano di rientro, il rapporto debito/PIL e il rapporto deficit/PIL.

La riunione fiume dell’Eurogruppo di ieri è arrivata alla conclusione che, tra gli strumenti da adottare per fronteggiare le spese sanitarie per l’Emergenza Covid, si può utilizzare il MES senza condizioni, aprendo genericamente ad altre linee di credito e rinviando di fatto ogni decisione strategica su come fronteggiare l’emergenza economica Covid al consiglio Europeo.

L’intervento odierno del Premier Conte, contrario al MES, e il fortissimo e acceso dibattito politico fanno capire di come la partita sia ancora aperta.

La contrarietà del nostro Premier, è dovuta al fatto che il MES non ha una dotazione sufficiente per far fronte all’emergenza -stimata in 1500 miliardi di euro- e che la procedura di lavorazione della linea di credito possa non essere sufficientemente veloce.

L’opinione dell’esperto

A mio parere, la soluzione al problema non è il MES, perché l’emissione di nuovo debito, su cifre molto alte come 1500 miliardi di euro, sia sostenibile sui mercati solo se tutti i paesi Europei garantiscono solidalmente. La solidarietà darebbe più credibilità al progetto comune europeo, quindi anche la “fiducia” nel poter ripagare con piani economici realmente condivisi il proprio debito.

Pertanto, il MES è solo uno strumento tecnico privo di ogni significato politico, sociale e morale. L’economia non ha solo bisogno di tecnica ma anche di prospettive, valori e sogni.

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