La scuola riapre ma, non per tutti

L’immutabilità di una scuola “stanca”

Le attività umane cambiano ed evolvono nella direzione della società che avanza, adeguano le proprie peculiarità verso ciò che il progresso impone e ridisegnano caratteristiche e funzioni per ottimizzare la loro stessa ragione di esistere. Alcuni problemi tuttavia, che riguardano determinati settori, come la scuola, non mutano e non sono avviati verso la risoluzione, anzi in taluni casi questi degenerano amplificandosi e creando nuove difficoltà al comparto.

Tutto passa e prende nuova forma, arricchendosi di nuovi valori, accrescendo la propria valenza. Le canzoni nuove accompagnano le nostre giornate, rinnovate occasioni di aggregazione regalano momenti di vita sociale, i governi si avvicendano e perfino la cronaca racconta episodi di quotidiana evoluzione, in positivo ed in negativo. C’è però una certezza della quale continuiamo a prendere atto, quella dell’immutabilità di una scuola stanca, esaurita, pregna di problemi grandi e piccoli, che non riesce proprio ad assolvere alla sua funzione più alta.

Una proiezione inquietante

Dalle ultime analisi di alcuni enti che si occupano del fenomeno, emergerebbe che per l’esercizio scolastico 2023/2024 le presenze degli studenti subiranno un’emorragia di 127.000 unità. Cioè un numero elevatissimo di alunni in meno. E’ una conferma di quanto risulta da uno studio dell’Istat, che ha evidenziato come, fatta salva un’inversione di tendenza, nel 2050 ci saranno 5 milioni di italiani in meno. Sempre dalle analisi dell’Istituto si apprende inoltre che solo poco più del 50% saranno in età da lavoro e che le nascite subiranno un crollo di 100 mila unità. Da notare che per un corretto equilibrio demografico sarebbero necessarie 500 mila nascite, mentre le proiezioni si attestano ad un valore al di sotto delle 300 mila.

Il dimensionamento scolastico

L’attuale cifra minima di studenti per assegnare a un istituto l’autonomia giuridica è innalzato da 600 a 900 studenti. Quando un istituto scolastico non raggiunge il numero indicato, viene accorpato ad un altro. E’ evidente che questo provoca disagi agli studenti che, magari in diversi casi, si vedono preclusa la possibilità di accedere ad una scuola più prossima alle proprie abitazioni.

Paradossalmente poi, le prime classi delle scuole superiori, sono affollate. In particolar modo nelle grandi città raggiungono numeri di circa 30 alunni. La “stretta” sul dimensionamento scolastico tiene conto del calo demografico oltre che delle indicazioni e dei vincoli della Ue con il Pnrr. Il taglio sarà concretizzato nel 2024/2025 ma già col nuovo anno scolastico 2023/2024 si avvertiranno i primi effetti. Le Regioni italiane a guida centrosinistra su questo provvedimento hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale.

Meno studenti, meno docenti

Il riflesso di una scarsa presenza di studenti è quello di una minore occupazione dei docenti. Le accuse che provengono dalla Uil Scuola, puntano il dito contro politiche restrittive che “piuttosto che investire, fanno cassa sulla scuola considerandola una fonte di risparmio”. Secondo il sindacato si tratta inoltre di “una occasione persa per provvedere a formare classi meno numerose”.

Varie ed eventuali…

Sono molteplici le difficoltà che il comparto si trova a dover gestire. A seconda dell’istituto e della localizzazione geografica i problemi variano (pur essendo sempre gli stessi). Su tutti la nota stonata è proprio quella della scarsa presenza dei docenti e in certe situazioni anche quella degli operatori scolastici. Ogni anno assistiamo al “balletto delle cattedre” e spesso il docente designato si trova ad occupare il suo ruolo già dopo diverse settimane che la scuola è iniziata, perdendo così ore preziose destinate alla materia. I costi delle iscrizioni, degli esami, del materiale scolastico ed extra-scolastico, nonché dei libri e di altro materiale didattico, schiacciano l’economia delle famiglie. E sebbene lo Stato intervenga aiutando i meno abbienti, resta sul piatto comunque una spesa piuttosto importante per l’istruzione. Ci sono poi delle realtà dove l’edificio scolastico presenta evidenti carenze proprio a livello fisico, finestre rotte o che non chiudono, bagni inidonei o parzialmente guasti, palestre inagibili, laboratori scarsamente attrezzati. Esistono addirittura casi dove le famiglie operano una sorta di colletta per assolvere all’acquisto di materiali che sarebbero invece di pertinenza della scuola. Non fanno nemmeno più notizia i casi dove i ragazzi si devono preoccupare di portarsi la carta igienica da casa. Dove previste ci sono poi le mense scolastiche e queste, secondo il giudizio degli studenti ma anche degli insegnanti, non godono di grande apprezzamento e troppo spesso sono all’indice per una serie di disagi “rattoppati” come possibile. Un ambiente scolastico poco incentivante e confortevole induce all’abbandono, poiché a nessuno piace trascorrere ore in un luogo dove, ad esempio, bisogna indossare il cappotto per assistere alle lezioni.

Abbandono scolastico

I motivi per cui si abbandonano gli studi sono molteplici e differenti (almeno in parte) tra Regione e Regione. Il crollo delle presenze non è imputabile unicamente al calo demografico, ma è frutto di cause diverse. Sebbene possa apparire come uno spaccato in retrospettiva dell’Italia del secolo scorso, dobbiamo prendere atto che l’abbandono degli studi in molti casi è ancora figlio di necessità economiche. Se gli studi, in un modo o nell’altro, sono un gravame per le famiglie, a questo va aggiunto che un giovane dedito appunto agli studi, non può essere “destinato” al mondo del lavoro. Si finisce così perciò in qualche caso ad orientare lo studente verso una professione piuttosto che indurlo allo studio. Bisogna badare al concreto, così avviando uno studente ad un lavoro si otterranno maggiori risorse in famiglia, inevitabilmente però, si comprometterà il futuro di quel giovane che finirà con l’abbandonare la scuola.

Edifici inadeguati

Nell’ottica delle risorse ottenibili ogni istituto scolastico deve provvedere ad offrire una sede idonea per l’accoglienza degli studenti. La manutenzione ordinaria e straordinaria che interessa gli edifici scolastici è qualcosa che riporta alla mente antichi problemi che sembrano quasi essere inscindibili dalla scuola stessa. I presidi degli istituti hanno la responsabilità di disporre adeguamenti e interventi al fine di mantenere funzionanti in tutto e per tutto i luoghi deputati all’insegnamento. Quasi sempre però le carenze strutturali di diversa natura sono presenti nelle scuole italiane e a nulla vale lo “scaricabarile” delle responsabilità e degli stanziamenti, poiché a farne le spese sono comunque e sempre gli studenti. Per certi versi, inutile negarlo, un edificio fatiscente disincentiva la volontà di frequentarlo e diventa una concausa dell’abbandono scolastico.

Distanza e scarsa disponibilità

Duole considerare che tra i motivi che contribuiscono all’abbandono scolastico venga segnalata dagli studenti stessi la mancanza di specifici Poli in grado di offrire una rosa di studi. In altre parole, alcuni lamentano la forte difficoltà nel raggiungere un determinato istituto per l’istruzione desiderata, ad esempio può capitare che uno studente voglia accedere ad un percorso formativo alberghiero, ma che l’istituto più prossimo alla sua abitazione disti diversi chilometri. Per raggiungerlo quindi, il giovane o la giovane dovranno servirsi di due o tre mezzi di trasporto pubblico, di conseguenza il tempo totale per andare e venire da scuola si allarga molto e consuma gran parte della giornata. A volte per ovviare a questo stress c’è chi opta per un’alternativa e rivolge la sua dedizione ad un’istruzione alternativa ma relativamente più vicina al luogo in cui vive. Però col tempo lo studente prende coscienza che lo studio al quale ha ripiegato non soddisfa appieno il suo interesse, finisce così con l’abbandonare gli studi…

Purtroppo l’estensione territoriale non riesce a consentire una presenza a 360 gradi di ogni attività scolastica, né si può pensare di avere ogni tipo di istituto nel proprio quartiere. L’ideale sarebbe a questo punto, ragionare sulla possibilità di creare scuole dove sia possibile il pernottamento sul modello dei college molto diffusi in altri Paesi. Questa soluzione per nulla impossibile implica però uno sforzo economico che dovrebbe essere supportato dallo Stato che invece di pensare a come tagliare via fondi dalla scuola potrebbe essere il primo sostenitore di innovazioni e soluzioni. Come è logico che dovrebbe essere.

Foto Unicef tratta dal sito: tecnicadellascuola.it