CORONAVIRUS. Quando ad aiutarci sono gli ultimi che ci aspetteremmo

Si sono aggiunti 30 medici albanesi ai team internazionali, già inviati da Russia, Cuba e Cina, in Italia per aiutare la nostra nazione a superare questo difficile momento; un gesto di solidarietà ma sopratutto di “riconoscenza” come ci ha tenuto a specificare il premier albanese Edi Rama, memore dei suoi numerosi connazionali, ospiti nel nostro paese.

E quando la nazione più bella del mondo vacilla, non sono le potenze europee a farsi avanti, ma quelle che non ci saremmo mai aspettati, alcune etichettate come “paesi canaglia” dagli Stati Uniti e di conseguenza dai suoi “alleati” di sempre, noi.

I primi a giungere sono stati i cinesi, con un team di esperti che hanno già fronteggiato il coronavirus ed alcune tonnellate di materiale (che abbiamo pagato), attraverso uno scambio tra la Croce Rossa Italiana e quella Cinese, quindi non è propriamente corretto dire che il governo italiano o quello cinese abbiano fatto pervenire questi aiuti, ma bensì è stata la Croce Rossa; ad ogni modo i macchinari arrivati sono stati utili per allestire circa una trentina di posti di terapia intensiva, ma certo non a sconfiggere il coronavirus.

Poi è stata la volta dei cubani, che sono atterrati accolti da applausi, sfilando con bandiere e venendo a offrire un importante supporto logistico e morale, in un contesto in cui sembrerebbe di trovarci fuori dalla UE, con nazioni che bloccano i nostri ordini di mascherine e disinfettanti già pagati, requisendoli per accaparrare nelle proprie scorte, italiani che vengono trattati con razzismo, come nel caso del cameriere di Madrid, schernito dal datore di lavoro e da una sua amica, costretto a indossare una mascherina durante il servizio, sebbene lui in Italia non mettesse piede da mesi.

Penultimi sono giunti i russi, silenziosi e ordinati, senza cerimonie, senza applausi all’aeroporto che li aspettavano, indossando mimetiche austere, consapevoli che non stanno andando solo a rappresentare la propria nazione, ma a combattere una vera e propria guerra, contro un nemico invisibile e micidiale.

Ci sarebbero anche degli aiuti europei, ma sono stati considerati irrisori, come ad esempio lo spostamento di 60 pazienti italiani negli ospedali della Germania,ma finora di concreto non si è visto molto; non sono arrivate colonne di medici e infermieri dalla UE, non sono arrivati cargo aerei carichi di mascherine, ventilatori, respiratori. No niente di tutto questo, al punto che i respiratori ce li siamo dovuti fare da soli, adattando le maschere da snorkeling con le stampanti 3D.

Infine, sono giunti gli albanesi, accompagnati all’aeroporto di Tirana dal loro Primo Ministro in persona, che ha espresso parole commoventi verso la nostra nazione “So che a qualcuno qui in Albania sembrerà strano che 30 medici e infermieri della nostra piccola armata in tenuta bianca partono oggi per la linea del fuoco in Italia” -ha dichiarato-“So che 30 medici e infermieri non riverseranno il rapporto tra la forza micidiale del nemico invisibile e le forze in tenuta bianca che lo stanno combattendo nella linea del fuoco da quella parte del mare”-Ha detto volgendo lo sguardo verso l’Italia-“Ma so anche che anche laggiù, è anche casa nostra, da quando l’Italia e le nostre sorelle, e i fratelli italiani, ci hanno salvati, ospitati e adottati in casa loro, quando l’Albania bruciava di dolori immensi.-Riferendosi ai numerosi aiuti ricevuti dall’Italia durante la Guerra dei Balcani-“Noi stiamo combattendo lo stesso nemico invisibile e le risorse umane e logistiche della nostra guerra non sono illimitate, ma oggi noi non possiamo tenere le forze di riserva in attesa che siano chiamate, mentre in Italia dove si stanno curando negli ospedali di guerra, anche albanesi, feriti dal nemico hanno bisogno di aiuto.”

Edi Rama ha inoltre bacchettato l’Europa e le grandi nazioni plutocratiche -“è vero che tutti sono rinchiusi dentro le loro frontiere e anche paesi ricchissimi hanno girato la schiena agli altri, ma forse è solamente perché noi non siamo ricchi ed anche privi di memoria, non possiamo permetterci di dimostrare all’Italia, che gli albanesi e l’Albania non abbandonano mai l’amico in difficoltà. Questa è una guerra dove nessuno può vincere da solo!”

Poi si è rivolto al team di volontari in attesa di partire -“Per voi cari membri coraggiosi,di questa missione per la vita, state partendo in una guerra che è anche la nostra e l’Italia la deve vincere e la vincerà questa guerra, anche per noi, anche per l’Europa e il mondo intero.”

Il video è rimbalzato sui social, raccogliendo gradimento e affetto, riscoprendo una vicinanza con il popolo albanese che forse non conoscevamo e così, con quei paesi che non sono vicini per confini, ma che ci sono più vicini di quel che pensiamo, a differenza degli “eurocrati” invidiosi, di coloro che hanno sempre cercato di affossare la nostra economia, di carpire le nostre aziende, di indebitare il nostro popolo e tenerlo nel decennale giogo dell’imperialismo d’oltreoceano.

 

Francesco Digiorgio