La scuola chiude. In che senso?

Archiviato, ormai quasi per tutte le scuole, anche l’anno scolastico 22/23, un percorso di studio iniziato nella seconda metà di settembre, che ha continuato a dover fare i conti con i problemi dovuti alla pandemia, o per lo meno coi suoi strascichi.

Studenti di ogni ordine e grado erano ripartiti un po’ più sereni, almeno sotto l’aspetto pandemico che aveva stravolto l’istruzione, o per meglio dire il suo svolgimento. Con l’anno scolastico 2022/2023 l’istruzione ha abbandonato la DAD (Didattica a distanza). Gli alunni che avessero contratto il Covid sarebbero semplicemente rimasti a casa come un qualsiasi altro evento di malattia.

I primi ad aprire le danze erano stati gli studenti dell’Alto Adige che già dal 5 settembre iniziavano a sedersi sui banchi, mentre i più fortunati che hanno potuto concedersi qualche ora di sonno in più sono stati quelli della Sicilia e della Valle d’Aosta, per loro le lezioni sono iniziate il 19 settembre.

Anno nuovo problemi vecchi

Lo scenario dei piccoli e grandi problemi si è ripetuto anche per questo anno scolastico. Strutture che necessitano di un restyling, tanto per usare un eufemismo. Costi vivi delle famiglie per l’istruzione, carenza di docenti in alcuni plessi. Insomma i soliti problemi irrisolti che ogni anno si ripropongono e che, quando l’intervento del Ministero non arriva in maniera decisa, finiscono con l’ingigantirsi ad ogni stagione scolastica.

Istruzione quanto mi costi?

In occasione del riavvio delle lezioni un rapporto dell’associazione Consumerismo No Profit, aveva evidenziato un rincaro pari all’1,5% dei libri di testo, in linea con l’inflazione programmata dal MEF. Apparentemente un rincaro contenuto ma che diventa più incisivo se riparametrato a quelle famiglie che hanno più di un figlio in età scolare.

Ad inizio scuola, lo scorso settembre, i costi per i libri relativi alle scuole medie sono stati in media di 400 euro, mentre per le superiori si è superata la cifra di 450 euro. Ci sono poi i costi che le famiglie devono sostenere per il materiale scolastico, quaderni, quadernoni, articoli per il disegno, ecc… Questi hanno subito un rincaro di oltre il 7% rispetto all’anno precedente. Infine (si fa per dire) c’è poi la spesa per lo zaino, e per l’anno scolastico 2022/2023 la media è oscillata tra i 20 euro per uno zaino tradizionale e i 130 euro per un modello trolley. Le spese poi che hanno riguardato la cancelleria scolastica hanno inciso sul bilancio nell’ordine dei 150-200 euro per le medie e per le superiori invece sono arrivate a “pesare” anche fino a 500 euro.

Docenti insufficienti

Sembra surreale che si lamenti una carenza di personale docente, giacché il precariato in questo settore è sempre stato un problema piuttosto evidente. Insegnanti che attendono anni per passare di ruolo e che spesso ripiegano in occupazioni presso scuole non proprio vicine alla residenza, a volte anche fuori Comune o fuori regione. Eppure non si trova il modo di stabilizzare i tanti precari che aspettano anche anni un “posto” stabile.

Gli ultimi interventi del legislatore non hanno fornito garanzie di miglioramento per l’anno scolastico e il 2022/2023 ha continuato a vivere il carosello delle “cattedre ballerine“, ruoli scoperti e precariato altissimo. Una condizione non certo ottimale nel percorso formativo degli studenti. Altro elemento che ha caratterizzato l’anno scolastico è stato quello delle cosiddette “classi pollaio“. In particolar modo al Sud-Italia, a questo disagio si è aggiunto anche quello delle lezioni che si sono tenute in strutture fatiscenti. Sono tutti elementi che hanno concorso ad un cattivo sistema di insegnamento e la ricaduta è ovviamente sugli studenti, i quali hanno fruito di un insegnamento viziato da difficoltà.

Trasporto pubblico

Altro fattore che anche nell’anno scolastico 2022/2023 è rimasto sostanzialmente invariato è quello dei trasporti pubblici. Mentre in alcune aree questi sono più che sufficienti ed in grado di assolvere alla mobilità casa-scuola degli studenti, in certe altre zone (di tutto il Paese) la carenza dei mezzi pubblici li ha obbligati a percorsi da Gioco dell’oca. Governo e Ministeri hanno più volte potuto valutare le carenze inerenti alla mobilità e, di concerto con le aziende che gestiscono il trasporto, hanno promesso e annunciato miglioramenti. A quanto però sembra emergere dai rapporti che diverse associazioni hanno pubblicato, le condizioni di carenza di copertura del trasporto pubblico continuano a permanere.

Uno studente che si trovi a dover utilizzare un paio di bus per raggiungere la scuola, passa in media un’ora in strada per questi spostamenti e altrettanto tempo gli occorrerà per il ritorno a casa (coincidenze permettendo). Non è proprio quello che possa definirsi: ottimizzazione dei tempi. Spesso sono i genitori che assolvono al percorso con la propria automobile, un contributo evitabile all’incremento di traffico ed inquinamento.

Metodi didattici da rivalutare

Per quello che riguarda l’aspetto esteriore della Scuola e le infrastrutture ad essa connessa, l’analisi è relativamente semplice, come lo è l’identificazione delle défaillance. Per i contenuti, il metodo didattico, la ricchezza di valori contemporanei, è invece più arduo tirare delle conclusioni esatte. Molte associazioni indicano quelle che definiscono “evidenti carenze formative”. Lamentano una inefficace istruzione, spesso ridotta alla nozionistica, piuttosto che capace di predisporre al ragionamento allargato. Viene poi osservata una scarsa aderenza alla contemporaneità sociale. Il giovane non sarebbe educato in parallelo ai tempi attuali e spesso si ricorre alla collaudata forma di insegnamento senza apporto di innovazioni tali da destare interesse e stimoli. Non spetta al giornalista la valutazione della bontà didattica, almeno non direttamente. E’ però cura del Ministero preposto, l’osservazione e la eventuale correzione della metodologia di insegnamento e il suo arricchimento.

Ragionando in prospettiva, dobbiamo auspicare di formare la prossima classe dirigente, fornendo ad essa gli strumenti necessari. Se la preparazione dei giovani risulterà lacunosa, lo saranno pure le azioni che attueranno quando dovranno trainare il Paese. E’ ovvio che alcune preparazioni universitarie risultano più performanti di altre e la differenza è proprio nei contenuti e nel modo di trasmetterli agli studenti. La corretta formazione va avviata fin da piccoli, a partire dalle scuole elementari, La scuola serve non solo ad istruire ma soprattutto a formare.

La scuola è finita

Come ogni anno però si arriva al traguardo e quando la fine è vicina si tende quasi a dimenticare tutti i disagi passati, si bada al risultato ottenuto, si preparano gli esami e si guarda al futuro. Tuttavia insieme alla soddisfazione di pensare che la scuola è finita, si vive la triste considerazione che la scuola è finita (male), cioè è ridotta male.

Possiamo fare di meglio, dobbiamo fare di più, ne va del futuro e della preparazione delle nuove generazioni. I comitati scolatici dovrebbero avere più incisività e pressare certe scelte politiche, battere i pugni sul tavolo quando si parla di “tagli”, opporsi a scelte scellerate di chi siede nella stanza dei bottoni. Una più ampia partecipazione è la sola strada per correggere il tiro su un settore fondamentale per la società, affinché quando termina un anno scolastico si possa dire “la scuola è finita”, ma con la soddisfazione di aver fatto bene.

Foto: laletteraturaenoi.it