Il percorso per trasformare Roma in una città all’altezza delle principali capitali europee sembra finalmente iniziato. La commissione Affari costituzionali alla Camera dei deputati ha avviato l’esame di una proposta di legge che potrebbe conferire alla Capitale competenze e risorse equiparabili a quelle di una Regione.
Un’idea che vede il consenso trasversale della politica
Un traguardo ambizioso, che gode di consenso politico da più parti, che mira a superare i limiti ai poteri e a rilanciare Roma come centro vitale dell’Italia. La riforma, ancora in fase di progetto, si fonda su due proposte principali. Una presentata dal forzista Paolo Barelli, supportato da Luca Sbardella di Fratelli d’Italia. L’altra, dal deputato del Partito democratico, Roberto Morassut, che già nella precedente legislatura aveva promosso un’iniziativa simile. Questa proposta era però rimasta accantonata con la caduta del governo Draghi.
Proposte sostanzialmente simili
Le differenze tra le due proposte sono minime. Una richiede l’approvazione dello statuto di Roma Capitale con una maggioranza qualificata in consiglio comunale. L’altra adotta criteri più flessibili. Entrambe, tuttavia, convergono sull’obiettivo di rafforzare i poteri legislativi e amministrativi della città. Il piano, laddove dovesse trovare approvazione, andrebbe ad assegnare a Roma poteri speciali. Tuttavia, la gestione della Sanità resterebbe comunque esclusa dalla rosa di queste nuove competenze, per evitare possibili squilibri finanziari nella Regione Lazio.
Un percorso rapido verso il 2026
Ciò che si prefigge la commissione Affari Costituzionali è la conclusione della prima lettura della riforma entro l’estate, secondo i tempi stabiliti dall’articolo 138 della Costituzione. Se tutto procederà come previsto, l’iter legislativo potrebbe concludersi in circa un anno e mezzo, senza necessità di referendum, col conseguente risparmio di costi e tempi. Lo scopo è ambizioso: permettere alla Capitale l’accesso ai fondi europei per la coesione regionale e potenziare il suo organico amministrativo. Un potenziamento che coinvolgerà personale statale e regionale, trasferito secondo le nuove competenze.
Una Capitale all’avanguardia
Uno dei punti cruciali riguarda la garanzia di risorse adeguate per sostenere le nuove funzioni di Roma. È una richiesta avanzata da anni dai sindaci che si sono avvicendati nella Capitale, indipendentemente dall’appartenenza politica, per superare le disparità rispetto ad altre città europee. Questa riforma evita però di trasformare Roma in una Regione autonoma. Un’opzione che necessita di un percorso più complesso e un referendum per l’approvazione dei cittadini. Questo approccio pragmatico punta invece a snellire e accelerare l’iter legislativo.
Un’opportunità storica
Il consenso trasversale tra le forze politiche rappresenta un segnale positivo per il futuro della Capitale, ma il cammino resta impegnativo e non privo di difficoltà. Dopo la prima lettura, il testo dovrà essere approvato una seconda volta, con un intervallo minimo di tre mesi. L’obiettivo è completare il processo entro il 2026, consentendo a Roma di affrontare le sfide globali con strumenti adeguati. La Città, grazie a questa riforma, sarebbe finalmente in grado di superare il cronico deficit di poteri e risorse, aprendo una nuova pagina nella storia della Capitale. Ora il “lavoro da fare” è mettere in pratica le intenzioni, avviando un percorso che porti a risultati concreti, trasformando Roma in un modello di modernità ed efficienza per il futuro.
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