Libri – “Rose per l’Istria, Fiume e la Dalmazia” di Maria Antonietta Marocchi

“Rose per l’Istria, Fiume e la Dalmazia”

Maria Antonietta Marocchi è nata a Bologna nel 1951, vive a Monterotondo (Roma). Figlia di Serafino Marocchi di Rotella (Ascoli Piceno) e di Margherita Filippi di Capodistria, che abbandonarono i loro beni in Istria per restare Italiani.

Questo libro, “ Rose per l’Istria, Fiume e la Dalmazia”, è il suo terzo, infatti è stata autrice di “Una vita Italiana – dalle Foibe alla ricostruzione” pubblicato nel 2000 che ha ricevuto diversi riconoscimenti tra i quali quello della Presidenza della Regione Lazio nel  2002. Nel 2010 esce con “Foibe (S)conosciute” per il quale ha ricevuto recensioni positive.

Nello stesso anno ha ritirato al Quirinale una medaglia al ricordo di un suo parente poliziotto presso la questura di Fiume che venne fucilato a Giugno 1945 insieme ad altri poliziotto che avevano un’ unica colpa quella di essere “Italiani”.

Da anni conduce una battaglia per ricordare i 350 mila esuli dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, e la morte e le torture subite da molti nostri militari nei campi di concentramento di Tito che sono stati dimenticati per troppo tempo.

Spesso viene chiamata per recarsi in istituti scolastici, aule consigliari e trasmissioni televisive per portare la testimonianza di una famiglia di esuli “ITALIANI”.

Il 9 febbraio 2020 è stata presente a Montegranaro (Fermo) in un istituto scolastico delle scuole medie dove la scrittrice ha spiegato il significato del “Giorno del Ricordo” e da alcuni alunni ha avuto domande “simpatiche” come ad esempio: “Perché non c’è sui libri di scuola?” o “Cos’è una Foiba”.

Spiegare cosa è una foiba non è un problema perché in fondo sono solo lunghe cavità carsiche ma poi far capire a ragazzini a cosa siano servite è problematico: spiegare che si prendevano decine di persone per volta, che venivano legate fra di loro con filo di ferro e ne uccidevano solo un paio gettandole in queste cavità per farle morire di atroci dolori.

La sera del 9 febbraio è stata poi attesa a Fermo dove nella strada “Largo dei martiri delle foibe”, oltre ad aver parlato in primo piano dell’atroce avvenimento, è stata intervistata da una rete locale delle Marche per il TG serale. Per terminare il tutto qualche domanda all’autrice.

Questo è il suo terzo libro che in ogni caso parla delle Foibe e degli esuli cosa ha di diverso?

“ Infatti avevo già scritto della mia famiglia narrando anche del lavoro di mio padre, tecnico di moltissimi acquedotti costruiti in Italia, Albania e Rodi, fino ad arrivare a quello istriano. Ora però desidero pubblicarlo con diversi ampliamenti per i nostri giovani visto che ancora oggi parecchi ragazzi non conoscono il significato della parola FOIBA dato che è una pagina di storia quasi assente sui libri scolastici. Spesso vengo chiamata negli istituti scolastici ed ho notato che molti giovani hanno veramente sete di conoscere e sapere; e perché non accontentarli?

Un’altra motivazione è sempre il ribattere sugli appelli di giustizia per gli esuli e le loro famiglie, che da oltre settant’anni vengono sempre rimandati per diverse motivazioni.”

Leggendo il suo libro ci si rende conto che le coincidenze nella vita portano a trovare le soluzioni, che alla fine tutto ciò che si scopre sembra voglia essere scoperto o addirittura che il suo viaggio di ricerche l’abbiano portata a vedere anche cose che non rientravano nel settore che cercava ma sempre in cose personali storiche. Cosa ne pensa?

“È vero, infatti oltre a lavorare sulla mia famiglia ho iniziato con il racconto della fine di un mio parente poliziotto, Domenico Grossetti, fucilato il 16 giugno del ‘45 insieme ad altri 80 agenti, questo mi ha portato a ricevere una medaglia in suo ricordo al Quirinale nel 2010. Poi ho narrato la storia di diverse persone storiche uccise in questo atroce avvenimento del Novecento, tipo Don Bonifacio, nominato beato nel nuovo millennio il 4 ottobre 2008. Il Vescovo di Trieste e Capodistria Antonio Santin, che dopo aver aiutato tutti, ebrei, esuli e chiunque aveva bisogno fu aggredito addirittura all’interno del duomo di Capodistria. Con testimonianze dei sopravvissuti ho potuto scrivere della terribile tragedia accaduta il 18 agosto del ’46 a Vergarolla, spiaggia di Pola. Parlo del “ Magazzino 18” di Trieste, divenuto per fortuna più famoso grazie a Simone Cristicchi che con questo nome ha intitolato un suo spettacolo teatrale. In questo magazzino gli esuli lasciarono molti mobili ed oggetti che non riuscivano a portare via e a volte non più ripresi per diversi motivi. Anche io girando e cercando informazioni al Museo dell’Irci di Trieste ho ritrovato una foto di mia nonna di Capodistria che fu pubblicata anche su un quotidiano della città, “Il Piccolo”. In ultimo ora a Fermo, dove sono stata per il Ricordo delle Foibe, nei momenti di pausa mi sono recata a vedere il monumento tombale di un mio parente, Costantino Tamanti, sempre “eroe” ma che nulla aveva a che fare con gli eventi della seconda guerra mondiale ma un bel po’ prima, aveva infatti combattuto durante la famosa battaglia garibaldina di Mentana nel 1867. Infatti le coincidenze mi hanno portata ad avere sempre voglia di conoscere la verità”.

Infine, come ha scelto il titolo di questo suo terzo libro?

Per questo devo ringraziare la testimonianza scritta da Sergio Baratto, autore del disegno di copertina, dove narra la fuga della sua famiglia da Fiume; lo ringrazio per le parole che ha scritto riguardanti il mio libro nonostante lui stesso sia un nome prestigioso e conosciuto in tutto il mondo per la sua professionalità. È infatti il RE indiscusso dei disegni tecnici delle automobili più famose al mondo come ad esempio il disegnatore della monoposto della Formula Uno. Comunque alla fine dedico tre rose all’Istria, Fiume e la Dalmazia alla terra dove sarei nata se non ci fosse stata la guerra ma che sento come mia.

Le tre rose sono una per ricordare la tragedia delle Foibe, una per le vittime dei campi di concentramento di Tito e una per ricordare le sofferenze degli esuli per l’esodo”.

DETTAGLI:

Titolo: Rose per l’Istria, Fiume e la Dalmazia

Autore: Maria Antonietta Marocchi

Editore: Book Sprint Edizioni

Genere: Libro documento

Anno di edizione: gennaio 2018

Pagine: 387

Autore immagine di copertina: Sergio Baratto

Prefazione: Maurizio Belpietro

Disponibile su: www.booksprintedizioni.it sia in formato cartaceo che e-book

SINOSSI:

In questo Libro la storia della famiglia dell’autrice è il filo conduttore che narra l’esodo dalle terre del confine orientale e la vita di molti personaggi storici e non. Tra i personaggi c’è il Vescovo di allora, esule lui stesso: Mons. Antonio Santin, Don Francesco Bonifacio, ucciso e gettato in una Foiba e nel 2008 nominato beato. Unisce la fine di Domenico Grossetti, poliziotto fucilato nei campi di concentramento di Tito insieme a molti fratelli Italiani dei quali molti non sanno neppure l’esistenza. Approfondisce la tragedia di Vergarolla (Pola) avvenuta in Agosto del 1946, lì persero la vita moltissimi italiani tra cui anche bambini. Nel libro si fa in modo che queste vicende siano più conosciute riportando molte testimonianze. Infatti si può definire un libro-documento e una potente denuncia per il grande silenzio su questa pagina di storia,  nonostante il “Giorno del Ricordo”, e riporta diversi ed importanti appelli tra i quali quello di dare giustizia agli esuli, giustizia che riguarda i loro beni  con i quali sono stati pagati i danni di guerra a Tito per tutta l’ Italia. Tutti gli esuli e le loro famiglie attendono da settanta anni e più un indennizzo.