La via Francigena, tra natura e santità

Il legame di Piglio con la Via Francigena si sviluppa da quando San Francesco, passando per il Piglio, per raggiungere la vicina Subiaco, fondò un eremo divenuto poi convento con la chiesa annessa dove visse dal 1240 al 1302 il Beato Andrea Conti, zio di Bonifacio VIII.
Proprio lungo questa via si sviluppa un numero elevato di edifici di culto presenti a Piglio che sono la testimonianza più eloquente di un passato ricco di culto e di pratiche religiose.
Iniziamo il nostro viaggio, da Ovest ad Est, con i luoghi di culto che sono disseminati lungo la Via Francigena in un grande ed ipotetico viale.
L’orientamento verso Est testimonia l’antichità degli impianti originari e precisamente:
la cappellina, dedicata a San Pietro in Tehano”, la Chiesetta degli Angeli (dedicata ai due Papi Pio XII e Paolo VI) in località “Lapillo”, la Chiesa di San Rocco-Madonna della Valle, custode di preziosi affreschi di scuola giottesca-napoletana e di Raffaello, il Santuario della Madre Santissima (detta delle Rose) custode di un affresco del 1400, la chiesa di Santa Lucia, la Collegiata Santa Maria Assunta, la chiesa di San Nicola (detta anche dell’Oratorio), la cappellina di San Pietro in Vincoli sita (nella rocca del Castello), la chiesa di S. Antonio Abate, il Santuario della Madonna del Monte, il convento di San Giovanni dove ora ha la sede la Comunità “Nuovi Orizzonti” di Chiara Amirante e il convento francescano di San Lorenzo.
Le origini dei due santuari quello della Madre Santissima detta delle Rose e quello della Madonna del Monte sono in genere legate al culto popolare, ma non mancano collegamenti al verificarsi di fatti prodigiosi, con il ritrovamento di immagini sacre e con le apparizioni della Vergine Maria.
I titoli mariani più diffusi a Piglio sono quelli della Maria Assunta, della Madre Santissima, della Madonna delle Rose, della Madonna della Valle, della Madonna del Monte e dell’Addolorata a testimonianza del ricorso fiducioso del popolo verso la Madonna nelle necessità e nelle calamità che infierirono su Piglio e sui pigliesi. Significativi sono gli innumerevoli “ex voto” posti lungo le pareti dei sacri edifici per grazia ricevuta.
Ora alla città di Piglio, ricca di vivi ricordi di storia, di santità, di cultura, oltre alle luci di San Francesco d’Assisi, del Beato Andrea Conti,  del padre Francesco Rutini, del padre Felice Andrea Guanciali, della terziaria francescana Antonia Spirito, dell’umanista Benedetto de Pileo, di san Massimiliano Kolbe, del venerabile P. Quirico Pignalberi, si è aggiunto in ultimo in località Inzuglio-Santo Biagio, sempre lungo la Via Francigena, il “ percorso contemplativo di Papa Wojtyla”, e la “ Via Crucis” in ferro battuto, collocati in quella fetta di verde che sovrasta Piglio, e che fu tanto cara a Giovanni Paolo II.  Ma non finisce qui! Esiste oltre ad un paesaggio naturale, un paesaggio storico, nel quale valori ambientali ed archeologici sono complementari, dove accanto alla suggestiva ed eccezionale bellezza dei luoghi, troviamo un concentrarsi di elementi artistici appartenenti ad età e culture differenti e tutte di notevole livello qualitativo Del resto i beni monumentali di età tardo romana sono già stati segnalati in una pubblicazione nella collana “ Forma Italiae” cui si può aggiungere un altro tassello quale l’acquedotto romano, rinvenuto nel cimitero di Piglio nel corso dei lavori di sbancamento e  resti del tempio di Giano. Nel cimitero di Piglio è visibile un manufatto in muratura intonacato internamente con tanto di sfiato (acquedotto romano) che collegava le sorgenti di Romagnano con il tempio di Giano per proseguire verso il sottostante “Lago”. Quindi Piglio non è solo “ Vino Cesanese” ma anche arte storia e cultura. Questo è il nostro giacimento “ petrolifero” che potrebbe dare una svolta all’economia locale.
Giorgio Alessandro Pacetti