Esattamente dove la futura linea tranviaria Termini–Tor Vergata dovrebbe incrociare il flusso incessante di ambulanze, studenti e professori, si apre un vuoto. In quel tratto, lungo viale della Sorbona, c’è un ostacolo virtuale, ma concreto, che sembra scolpito nel cemento dell’immobilismo. Un confine non tracciato sulle mappe ma inciso nelle intenzioni: l’università di Tor Vergata da una parte, il resto di Roma dall’altra. Nessun ponte, nessun passaggio. Solo silenzio e binari interrotti.
Un attraversamento a raso, troppo fragile per reggere il peso del futuro. “Un rischio troppo grande”, avevano detto i vertici dell’ateneo. Un pericolo che non si poteva ignorare. E così, il progetto si era fermato, bloccato, congelato come un tram rimasto senza energia, senza direzione, senza speranza.
Un ponte, la soluzione di tutto, o quasi
Ma l’inerzia non è eterna e, qualcosa , per fortuna, si è incrinata. Una crepa nel muro dell’opposizione, una trattativa, un compromesso. Una parola semplice ma carica di conseguenze: ponte. E non un ponte qualsiasi. Un viadotto, alto, massiccio, imponente. Il Comune ha detto sì. E con quel sì, è nato il Viadotto Sorbona, un’opera da 17,6 milioni di euro che non è solo acciaio e calcestruzzo: è la chiave di volta per riaprire la strada a un progetto che sembrava condannato all’oblio.
Il veto dell’Università
Il tram Termini-Tor Vergata porta con sé il peso di tante promesse tradite. Doveva essere la metropolitana dell’Expo. Poi è diventato un tram da 13,3 chilometri e 25 fermate, una cicatrice urbana da rimarginare trasformando la vecchia ferrovia Roma-Giardinetti in un’arteria nuova. Ma a novembre, la doccia fredda: l’università dice no! Ancora una volta, tutto si blocca.
Il nocciolo del problema è sempre lui: il famigerato attraversamento di viale della Sorbona. Troppo pericoloso, troppo incerto. Il rischio a quel punto è che i 235 milioni già stanziati evaporino, come pioggia sull’asfalto caldo di luglio. Allora, la svolta. Il progetto si riscrive. Tre pile in cemento armato, 275 metri di impalcato, una nuova fermata: Cambridge-Policlinico di Tor Vergata. Più vicina all’ospedale, più definita i viaggiatori.
Il tram ci sarà ma la ciclabile anche no
Il cammino è ancora in salita. La mobilità dolce, quella dei ciclisti e dei pedoni, resta sospesa in un limbo. La pista ciclabile, prevista accanto al tram, potrebbe non vedere la luce. Troppo complicata, troppo “incompatibile”. L’ateneo ha detto no. Soluzione rinviata, forse sacrificata. Per ora, c’è un solo obiettivo: far passare il tram. Il resto poi, si vedrà…
Quel ponte che diventa simbolo
Eppure, quel ponte ha già riscritto la storia. Non solo perché modifica i disegni tecnici. Ma perché rivela una verità spesso ignorata. Le grandi opere non nascono solo dai finanziamenti o dai timbri sugli atti. Servono scelte difficili, conflitti, dialoghi, rinunce. Serve, a volte, un viadotto in più per attraversare non solo strade, ma fratture culturali, distanze politiche, divergenze urbane.
Sorbona, non è più solo il nome di un viale. È diventato il significato di un patto faticoso, di una mediazione che si erge sul cemento. E di un tram che, parrebbe ormai finalmente deciso, ci sarà!
Foto: romatomorrow.it