Hanno ottenuto l’aggiudicazione in un bando pubblico, superato indenne ogni tribunale amministrativo, avuto le concessioni firmate nero su bianco dal Campidoglio. Ma, nonostante tutto, per gli otto nuovi concessionari degli stabilimenti balneari di Ostia, le spiagge restano un miraggio: il mare è lì, ma loro ne restano esclusi.
I vecchi gestori non si arrendono. Tengono saldamente le redini di un impero che avrebbe dovuto cambiare volto. E così, mentre l’estate prende slancio e i turisti si riversano ignari sotto gli ombrelloni, va in scena un dramma profondamente italiano: quello di una legalità proclamata, ma mai davvero applicata, soffocata da cavilli, silenzi e resistenze opache.
Come si è arrivati a questo
La storia affonda le sue radici nel 2020. La giunta Raggi provò a spezzare la catena delle proroghe infinite, indicendo un bando per riassegnare i 37 stabilimenti affacciati sul mare di Roma. Un atto coraggioso, ma accolto con timore: appena 13 le offerte, segnale inequivocabile di un sistema blindato.
Con l’avvento della giunta Gualtieri, quel primo slancio si fermò: si tornò alla comfort zone delle proroghe. Ma un escluso: la società GB Srl, si ribellò, fece ricorso e vinse. Questo determinò l’inizio della frattura.
Le vecchie autorizzazioni sono decadute
Sull’onda di quella sentenza, altri otto operatori hanno trovato giustizia nelle aule del TAR. La macchina si è rimessa in moto, e il 22 maggio 2025 Roma Capitale ha finalmente firmato le nuove concessioni. Il 26 maggio, l’annuncio ufficiale: le vecchie autorizzazioni sono decadute. Tutto finito? No!
Il Comune chiede collaborazione
La realtà è ben diversa: molti gestori storici non hanno alcuna intenzione di cedere il passo. Alcuni, come il Kursaal, ormai chiuso da mesi, si sono ritirati in silenzio. Ma altri sono già in piena attività: cabine occupate, stagionali assunti, abbonamenti venduti per migliaia di euro. Il mare, per loro, è ancora un affare. Il Comune, non riuscendo a far di meglio, invoca collaborazione. Ma con interessi economici così forti in gioco, la buona volontà rischia di restare una chimera. Mancano protocolli, tempistiche, decisioni operative e ogni giorno di attesa è un peso in più sulle spalle dei nuovi concessionari.
Udienza fissata per metà luglio
Il nocciolo della contesa ruota attorno a nomi noti: il Battistini, il Mami, il Dopolavoro Atac, Le Palme, La Spiaggia di Bettina, L’Oasi, La Marinella. Luoghi simbolici, ora ostaggio di una transizione che non riesce a compiersi. E mentre tutto resta sospeso, arriva l’ultima beffa: alcuni vecchi gestori hanno chiesto al TAR di congelare le nuove concessioni. L’udienza è fissata per metà luglio. Quando l’estate sarà al suo apice e i nuovi titolari saranno ancora fuori dai cancelli, a guardare da lontano le spiagge che dovevano essere loro.
Così Ostia diventa, ancora una volta, il palcoscenico di una pantomima tutta italiana. Una terra promessa irraggiungibile, dove il diritto cede il passo alla prassi, la trasparenza si annebbia e i cittadini, come sempre, restano a guardare.
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