Disabilità: “ci sono barriere e barriere”

Disabilità: “ci sono barriere e barriere”

Il modello utopistico della città è basato sul concetto che la città appartiene a tutti. Non ci sono distinzioni tra giovani e anziani, tra normodotati e disabili, unico è il modello di vivibilità.

Si tratta di approcciarsi a considerare lo spazio sociale come un luogo nel quale ogni cittadino, possa esprimere al meglio il suo bisogno di partecipazione, avendo un maggiore riguardo a stare vicino alle categorie dei cittadini più fragili.

Negli ultimi decenni molti interventi sono stati fatti a Monterotondo per portare avanti questo concetto, se ci facciamo un giro per le vie cittadine, possiamo vedere il progresso fatto in questa direzione, infatti i bordi dei marciapiedi sono stati arrotondati ed abbassati, per consentire l’ingresso sul marciapiede, e gli attraversamenti della via; sono stati creati nuovi posti macchina riservati agli invalidi, ma questo non risolve, ancora il problema delle barriere architettoniche, e maggiori interventi andrebbero fatti in questa direzione.

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Possiamo osservare come i disabili abbiano ancora difficoltà a vivere integralmente la loro vita e come esistono molti ostacoli nella loro giornata di cittadini, per esempio un intero marciapiede della via Riva, che va dalla Conad alla Chiesa di Santa Maria, presenta dei dossi a causa delle radici dei pini che hanno rialzato notevolmente il marciapiede.

Per quanto riguarda il Novo Cinema Mancini, la sala al piano superiore è praticamente inaccessibile per quanto abbiano difficoltà a salire le scale, che qui presentano una lunga rampa costituita da tanti scalini, inoltre gli uffici comunali posizionati dietro l’ufficio anagrafe sono difficili da raggiungere da parte dei disabili per la presenza di scalini.

C’è da considerare che una città si evolve nel tempo, diverse nel tempo sono le usanze, il modo di vivere, le circostanze economiche che portano a costruire gli immobili e le vie in una certa maniera.

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Tante volte ciò che è pregresso non è al passo con le nuove esigenze e allora gli interventi atti a risolvere un problema possono sembrare, e a volte lo sono, difficili.

Però da parte della Amministrazione e dei cittadini bisogna non fermarsi davanti a un ostacolo che da barriera architettonica può diventare una barriera mentale e quindi si può arrivare a pensare che non ci sia una soluzione al problema.

Il centro storico ad esempio, come tutti i borghi e le città di un tempo non sono dotati di marciapiedi e al tempo stesso sono gravati da un indicibile traffico, anche questa è una barriera architettonica, tutto ciò che non c’è in senso positivo, diventa negatività.

Anche se il problema non è di facile soluzione, bisognerebbe ridurre al minimo la circolazione delle autovetture, incoraggiando l’uso della bicicletta, costruendo parcheggi in luoghi strategici, limitando la circolazione delle vetture solo per i residenti e regolando lo scarico delle merci per gli esercenti.

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L’uso dei mezzi pesanti ha portato al cedimento del manto dei sampietrini, bisognerebbe intervenire, magari con una più attenta e monitorata manutenzione, che magari faccia uso di speciali tecnologie, infatti gli avvallamenti costituiscono un pericolo, è facile inciampare, e poi il covid come se non bastasse ci ha anche messo del suo, infatti molti pur di non fare appannare gli occhiali a causa della mascherina, specialmente gli anziani, preferiscono non farne uso.

Ci sono quindi barriere e barriere, che limitano la nostra libertà e incolumità, prenderle in considerazione significa contribuire a un maggior benessere e a una migliore socialità.


Pubblicato su “I FATTI Area Metropolitana” Edizione di Febbraio 2021


Foto di Kaboompics – Pexels

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