Ecco il dl sull’equo compenso: come cambiano le tasse su smartphone e tv

In questi giorni, il Ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini ha firmato un importante decreto riguardante la determinazione dell’equo compenso, ossia la tassa che si paga per la riproduzione privata di fonogrammi e ideogrammi (attraverso pc, tablet, smartphon ecc..) previsto dalla legge sul diritto d’autore.

Il Governo ha messo le mani avanti facendo capire di non voler introdurre nuovi incrementi, ma le rimodulazioni degli importi stanno facendo discutere. Per dire, la tassa per l’equo compenso su PC, smartphone e tablet con memoria oltre 128 GB passa da 5,20 a 6,90 euro, mentre per i modelli con memoria tra 32 e 64 GB il costo è di 5,20 euro.

ISCRIVITI AL GRUPPO FACEBOOK PER RESTARE SEMPRE AGGIORNATO

LEGGI ANCHE – INPS, estesi i termini per il congedo parentale. Ecco quali sono i motivi di esclusione

Di questa tassa se ne parla già da tempo ed è considerata dagli stessi politici come impopolare. Si tratta di una richiesta ai produttori di dispositivi elettronici di un indennizzo per gli autori titolari di copyright, per tutelare il loro lavoro nell’epoca delle piattaforme streaming e il boom dei dispositivi mobili. Una prima stima ha ritenuto che la tassa in questione porti nelle casse della SIAE 120-130 milioni di euro. Ma, nella pratica, siamo noi a pagare il costo dell’equo compenso senza saperlo ogni volta che acquistiamo un dispositivo dotato di spazio di memoria.
Va sottolineato pertanto che le novità introdotte con il dl del 26 giugno non consistono nell’introduzione del pagamento di una nuova tassa che in Italia esiste da oltre 20 anni, ma una rimodulazione delle tariffe.

Come sottolineano Confindustria digitale e Anite-Assinform: “Il nuovo decreto dispone aumenti sugli smartphone e tablet che arrivano fino ad un compenso di 6,30 euro dai 64 GB ai 128 GB e di 6,90 euro dai 128 GB in su. Incrementando così il gettito su smartphone del 17% e sui tablet quasi del 30%.

Confermato il compenso su tutte le TV dotate di funzione PVR pari a 4,00 euro e l’introduzione di una tariffa sui decoder aventi la medesima funzione. Considerando che questi apparecchi hanno solo la possibilità di registrare e non memorizzare, si tratta in realtà di una doppia imposizione. Wearables (fit trackers e orologi “smart” con capacità di registrazione) STB e memorie interne dei Pc, aumenteranno il gettito complessivo. Che deriva dal compenso per la cosiddetta copia privata, che non è più utilizzata da nessun consumatore che fruisca oggi di contenuti digitali”