Sicilia, slitta nuovamente il rientro a scuola

Coronavirus e rientro a scuola, prossime votazioni per referendum e amministrative, grandi dubbi di incertezze su protocolli e procedure, come riporta agrigentooggi.it, da adottare e mettere in pratica. Il governo da una parte, il mondo della scuola dall’altra. Rientro a scuola il 14 (invece che il 14, il 24 settembre, quindi dopo le votazioni previste per il referendum) le scuole d’Italia dovrebbero tutte riaprire in una situazione allucinante: uno le scuole stanno riaprendo e la maggior parte se non tutta la responsabilità cadrà sui docenti che dovranno anche diventare medici improvvisati, coloro che praticamente quando rientrano i ragazzi a scuola, dovrebbero individuare i sintomi di una qualsiasi influenza fino a quella sintomatologia caratteristica del covid per il quale non abbiamo nessun corso di perfezionamento ne’ sicuramente le competenze mediche sufficienti.

Insomma un rientro a scuola che pare dettato soltanto da meri interessi economici, da assolutamente fuorvianti interessi culturali o sociali e per il quale si stanno mettendo da parte le doverose precauzioni sanitarie in un rinnovo di pandemia, nonché i fondamentali del buon senso. 2) il governo dovrebbe stare molto molto accorto perché (notizie della scorsa settimana) in Francia, Germania e Israele le scuole non hanno aperto battenti, oppure hanno cominciato di nuovo a chiudere, perché i focolai si sono di nuovo intensificati e anzi sono aumentati: infatti in Francia il Trend era in calo, venerdì scorso non erano stati contati 7 mila circa, ad oggi però sono assolutamente accertati più di tremila i casi di positività al covid-19, e il tasso di positività al test continua ad aumentare (4,2% lunedi contro il 4,1 del precedente weekend, così come il numero dei ricoverati, 47 in più oggi e vanno crescendo . Ma si sa che in genere le cifre del lunedì risentono di un rallentamento dei conteggi nel fine settimana, tanto che secondo il ministro dell’istruzione francese Blanquer, non tutte le scuole in Francia possono riaprire in sicurezza il prossimo martedì (stessa data che da noi).

Il paese è alle prese con una nuova diffusione di contagi, circa 6-7 mila al giorno secondo quanto stima la sanità francese, e la preoccupazione sulle riaperture delle scuole arriva anche dai medici francesi, che sabato hanno firmato un appello affermando che le misure anti coronavirus del governo non sono abbastanza rigide e non garantiscono la totale sicurezza del rientro a scuola, per cui sollecitano caldamente che i bambini dai 6 anni in poi portino le mascherine proponendo un mix di lezioni a distanza e di persona. D’altra parte anche da noi il ministro della Salute Roberto Speranza si dice preoccupato per il modo in cui nei prossimi mesi i nostri giovani risponderanno alla minaccia di una nuova ondata di contagi continuando a fare appello affinché iragazzi diano una mano al governo capendo che il virus NON fa meno male di tre mesi fa e che devono difendere e cercare in ogni modo di tutelare i loro genitori e i loro nonni… Tutto questo però si scontra con una gestione del covid per il rientro a scuola che non pare quadrare da nessuna parte: in Italia nel fine settimana si registrano nuovi contagi, 978 in 24 ore, sei i morti; la Campania di nuovo prima regione secondo il bollettino della protezione civile, in Lombardia diminuiscono i nuovi contagi con meno tamponi, più 135 di ieri, due i decessi. Ma si ricordi la Sardegna oramai è regione out e la Sicilia da un mese seriamente colpita.

Che fare? I protocolli a scuola chiaramente cambiano da regione a regione, in media se un alunno ha febbre oltre 37,5 o mostra altri sintomi di covid, il docente secondo questi protocolli dovrebbe avvisare il referente covid (ogni scuola a quanto pare dovrà averlo!) e accompagnare l’alunno nella stanza dell’isolamento, il referente covid a sua volta contatterebbe i genitori che verrebbero a prendere il figlio poi a loro volta dovrebbero contattare il medico che dovrebbe decidere a sua volta se è il caso di sottoporlo a tampone (ovviamente tutto questo avverrà perché né il medico in questione né nessun altro si prende la responsabilità di escludere che si tratti di covid) e nel frattempo si presume che l’ alunno individuato debba stare a casa in quarantena fiduciaria in attesa dell’esito…se risultasse negativo per ben due volte di seguito, potrà tornare a scuola, in caso di positività probabilmente quarantena fiduciaria e tamponi per compagni e docenti!

Quindi tutti a casa! a questo punto è chiaro che sorgono spontanee alcune domande, perché la procedura prevede che noi conosciamo esattamente i sintomi del covid: ma quali sono, oltre a febbre superiore a 37,5? Raffreddore, naso che cola, tosse, bruciore agli occhi o banalmente frasi che attestano malessere generale? Posto che tutti gli esperti sono d’accordo sul fatto che è impossibile distinguere i sintomi dell’influenza da quelli del covid leggero e che solo il test sierologico e il tampone possono confermare il contagio, quale docente si prenderà la responsabilità di dire ” non hai febbre quindi è solo un raffreddore, non è necessario avviare nessuna procedura” per poi sentirsi bellamente accusare di avere ignorato un possibile focolaio? Se non può neanche un medico, come posso io docente decidere se l’alunno ha i sintomi del covid oppure no? Tutto questo chiaramente non considerando che nel momento in cui( è possibile) un allievo, e dunque una classe, vada in quarantena ci sarà uno stravolgimento generale dell’andamento scolastico.

Molti docenti dovranno andare a casa anche lasciando nella stessa mattinata le seconde classi dove dovrebbero andare, e quindi il marasma continuerà; in tutto questo si ricordi che stanno arrivando migliaia e migliaia di domande al Ministero della Salute da parte di docenti compresi nella fascia tra i 55 e 65 e che attestano malattie pregresse, quindi sono comunque in serio pericolo nel loro rientro a scuola e non verranno a lavorare… Sorge spontanea un’altra domanda: come verrà gestito il regolare svolgimento delle lezioni? Penso proprio in conclusione che con l’arrivo dell’autunno e dei primi virus influenzali a scuola ci sarà un delirio di segnalazioni a mai finire, di genitori inferociti perché li hai disturbati al lavoro per quello che poi si rivelerà possibilmente solo un banale raffreddore.

Detto questo, io docente vorrei tanto tornare a scuola perché tutto è preferibile alla DAD, come rivivere la quotidianità con i miei ragazzi e conoscere i miei nuovi alunni guardandoli negli occhi di persona non certo attraverso lo schermo di un computer. Ma ritengo che per come è stato organizzato questo rientro a scuola rischiamo di fare solo qualche settimana in presenza di chiudere bottega molto presto con tutte le conseguenze del caso. Bisogna gestire con grande responsabilità: ad oggi e senza alcuna notizia sicura bensì in un marasma di dubbi e incertezze, le varie regioni stanno discutendo se la riapertura conviene, invece che il 14, il 24 settembre, quindi dopo le votazioni previste per il referendum e le amministrative, cosa che pare avere una maggiore approvazione da parte dell’intero mondo scolastico. Vedremo. Niente sarà facile, armiamoci di tanto coraggio e auguriamoci l’un l’altro (sempre senza toccarci ma soltanto “sgomitando” con le mascherine e la dovuta distanza) un grosso in bocca al lupo.