Silvia Romano, la procura apre una inchiesta per minacce aggravate

La procura di Milano ha aperto una inchiesta per  minacce aggravate nei confronti di Silvia Romano, la cooperante rapita e liberata in Somalia.

Cadono le prime teste dopo i pesanti insulti e le minacce rivolte alla ragazza,  per cui sarebbe stato pagato un oneroso riscatto e che sarebbe tornata incinta e radicalizzata all’islam.

Nico Basso, consigliere comunale di Asolo, in provincia di Treviso è  stato uno dei primi denunciati per aver scritto “impiccatela” sul suo profilo.

Moltissimi sono coloro che hanno espresso odio e dissenso nei confronti della cooperante, arrivando al punto che la polizia sta già presidiando la sua abitazione e si valuta l’assegnazione di una scorta.

Giustissimo stigmatizzare questi episodi di odio scellerato per non cadere allo stesso livello degli stessi terroristi musulmani che applicano la sharia nei confronti dei Cristiani.

Tuttavia sarebbe lecito che la procura oltre ad indagare su questi incresciosi insulti, magari aprisse anche un’inchiesta sul fatto che Silvia Romano è rientrata in circostanze abbastanza sospette.

Il fatto stesso che avrebbe dichiarato di voler tornare dal marito lascerebbe pensare quasi che ci possano essere ombre sul rapimento.

Almeno questo quanto accusano i detrattori sui social network, che asseriscono la ragazza possa aver addirittura inscenato il proprio rapimento, oppure asservita dalla “sindrome di Stoccolma”, abbia deciso di farsi riconsegnare alla famiglia per far ottenere un congruo riscatto alla cellula terroristica.

Su questo e su molto altro dovranno indagare gli investigatori accertando eventuali responsabilità.