Dal Caffè alla Penna, intervista a Diego Galdino, l’autore di “Una Storia Straordinaria”

E se vi dicessimo che nella Capitale esiste un locale dove nascono racconti, storie e favole contemporanee tra gli aromi del caffè, tra il chiacchiericcio della gente, tra il via vai continuo dei clienti?

Un luogo che rappresenta la quotidianità di giorni sempre uguali, ma che in realtà cela il piacere della carta ruvida tra i polpastrelli, delle notti in bianco sotto la luce soffusa di una abat-jour, sognando ad occhi aperti, immedesimandosi in ogni singolo tratto d’inchiostro, che prende vita, forma e idealizza il nostro ego più recondito.

Stiamo parlando del bar di Diego Galdino, scrittore internazionale romano, classe 1971, soprannominato il Cinderella della letteratura per la sua passione con cui coinvolge amici e conoscenti.

Ma la sua non è solo una passione, un lavoro vero e proprio che ha visto i suoi scritti tradotti e pubblicati in lingua spagnola, polacca, serba e bulgara; diritti cinematografici sono stati acquisiti in Germania per la trasposizione sulla pellicola del suo libro esordiente: Il primo caffè del mattino.

Altri successi di Galdino sono state opere come: Mi arrivi come un sognoVorrei che l’amore avesse i tuoi occhiTi vedo per la prima voltaL’ultimo caffè della sera, tutti pubblicati con Sperling & Kupfer, mentre Bosco bianco, è stato auto pubblicato per una scelta di cuore.
Con Una storia straordinaria l’autore ha fatto il suo ingresso nel catalogo Leggereditore.

Come ti sei avvicinato alla scrittura ?
Ho iniziato a scrivere molto tardi, ma poi non ho più smesso. Per me la prima storia che ho scritto resta indimenticabile perché è nata in un modo particolare e per merito di una ragazza a cui sono stato molto legato…Un bel giorno mi mise in mano un libro e mi disse: «Tieni, questo è il mio romanzo preferito, lo so, forse è un genere che piace più alle donne, ma sono certa che lo apprezzerai, conoscendo il tuo animo sensibile». Il titolo del romanzo era Ritorno a casa di Rosamunde Pilcher, e la ragazza aveva pienamente ragione: quel libro mi conquistò a tal punto che nelle settimane a seguire lessi l’opera omnia dell’autrice. Il mio preferito era I cercatori di conchiglie. Scoprii che il sogno più grande di questa ragazza di cui ero perdutamente innamorato era quello di vedere di persona i posti meravigliosi in cui la Pilcher ambientava le sue storie, ma questo non era possibile perché un grave problema fisico le impediva gli spostamenti lunghi. Così, senza pensarci due volte, le proposi: «Andrò io per te, e i miei occhi saranno i tuoi. Farò un sacco di foto e poi te le farò vedere». Qualche giorno più tardi partii alla volta di Londra, con la benedizione della famiglia e la promessa di una camicia di forza al mio ritorno. Fu il viaggio più folle della mia vita e ancora oggi, quando ci ripenso, stento a credere di averlo fatto davvero. Due ore di aereo, sei ore di treno attraverso la Cornovaglia, un’ora di corriera per raggiungere Penzance, una delle ultime cittadine d’Inghilterra, e le mitiche scogliere di Land’s End. Decine di foto al mare, al cielo, alle verdi scogliere, al muschio sulle rocce, al vento, al tramonto, per poi all’alba del giorno dopo riprendere il treno e fare il viaggio a ritroso insieme ai pendolari di tutti i santi d’Inghilterra che andavano a lavorare a Londra. Un giorno soltanto, ma uno di quei giorni che ti cambiano la vita. Tornato a Roma, lasciai come promesso i miei occhi, i miei ricordi, le mie emozioni a quella ragazza e forse le avrei lasciato anche il mio cuore, se lei non si fosse trasferita con la famiglia in un’altra città a causa dei suoi problemi di salute. Non c’incontrammo mai più, ma era lei che mi aveva ispirato quel viaggio e in fin dei conti tutto ciò che letterariamente mi è successo in seguito si può ricondurre alla scintilla che lei aveva acceso in me, la voglia di scrivere una storia d’amore che a differenza della nostra finisse bene e poi non ho più smesso fino ad arrivare a Il primo caffè del mattino… 
Come concili l’attività di scrittore con quella di barista?
La mia è un po’ una doppia vita come quella di Clark Kent e Superman. Mi sveglio tutte le mattine alle quattro per scrivere un’ora e mezza, poi mi travesto da protagonista dei miei due romanzi dedicati al caffè e scendo al Bar a preparare il caffè agli altri personaggi delle mie storie. Poi se durante la giornata mi viene qualche buona idea mentre sono dietro al bancone del bar me l’appunto sul cellulare per poi svilupparla la sera a casa. In realtà, la soddisfazione più bella e che mi fa sentire meno la fatica di questa doppia vita è vedere i lettori dei paesi in cui sono stati pubblicati i miei romanzi, venire al Bar per farsi fare una dedica o scattarsi una foto dietro al bancone insieme a me. Vedere le loro facce incredule quando entrano nel Bar e mi trovano dietro al bancone a fare i caffè come il protagonista dei miei romanzi è qualcosa di bello a cui non mi abituerò mai. 
Hai un pubblico ideale?
Io scrivo per tutti, perché penso che tutti abbiano bisogno di leggere delle favole.
Parliamo del tuo ultimo libro “Una storia straordinaria”. Come è nata l’idea per il romanzo?
Qualche anno fa mi trovavo al Giardino degli aranci sull’Aventino insieme alle mie figlie. Stavo tranquillamente seduto su una panchina osservandole mentre si facevano dei selfie con alle spalle un panorama unico, Roma in tutta la sua bellezza. Sembrava la scena più bella di un film. Così ho pensato a cosa avrei fatto se mi fosse stata tolta improvvisamente la possibilità di guardare le persone che amo, Roma e i film. Ho chiuso gli occhi, quando li ho riaperti è iniziata Una storia straordinaria.
Sei stato definito il Nicholas Sparks italiano. Che effetto ti fa essere paragonato a lui?
Essere considerato il Nicholas Sparks italiano è una bella responsabilità, stiamo parlando del più importante scrittore di romanzi d’amore al mondo e al momento i numeri e i film tratti dai suoi libri attestano che lui è di un altro pianeta, un maestro per chi come me si cimenta nel genere romantico. Di sicuro entrambi scriviamo storie che cercano di emozionare i lettori, facendo leva sul sentimento più bello ed importante.
Progetti per il futuro?
I miei progetti futuri sono gli stessi di adesso, riuscire a far conoscere  Una storia straordinaria a più persone possibili, parlando di questo libro in giro per l’Italia… Aspettando che inizino le riprese del film tratto da Il primo caffè del mattino.
E che dunque la Storia Straordinaria di Diego possa continuare, rosea e aggirando tutti gli ostacoli che oggi hanno messo a dura prova l’editoria e il mondo dei libri, sempre più bisfrattato e dimenticato, amato da una platea di pochi eletti, che ancora non si lasciano soggiogare dalle diavolerie moderne che ci ha imposto la società contemporanea.