Giunta Gualtieri, malumori a sinistra e AVS si indigna

Era apparso come il solito maquillage di Palazzo, quel min-rimpasto d’autunno targato Roberto Gualtieri. Qualche ritocchino, facce nuove ma benedette dagli equilibri interni del Pd, e la solita narrazione da operazione chirurgica perfettamente riuscita. Peccato che, sotto la superficie levigata, invece ribollie il malcontento. E a farne le spese, ancora una volta, è Alleanza Verdi-Sinistra, relegata al ruolo di spettatore muto al colspetto delle decisioni che contano.

Il sindaco ha piazzato tre nomi “di peso”

Battaglia, Tempesta, Ruberti, in posizioni strategiche. Applausi a scena aperta nel Pd. E persino un mezzo inchino da parte del mondo “smerigliano”, sempre pronto a benedire ogni iniziativa purché provenga dal suo cerchio magico. Ma da Sinistra Italiana è arrivato l’ennesimo schiaffo verbale: “Nessuna consultazione, nessuna condivisione. Metodo inaccettabile”. Come a dire: la porta è chiusa e la serratura, evidentemente, non ha più una chiave progressista.

I grandi esclusi

La denuncia è ormai un disco rotto: SI e AVS vengono sistematicamente ignorati, trattati come comparse in una commedia a cui non è concesso nemmeno il copione. E il tono, questa volta, non lascia spazio a interpretazioni: “Così si sgretola la fiducia, si indebolisce la tenuta della maggioranza”, accusano i referenti metropolitani del partito di Fratoianni.

Del resto, la frattura non è certo una novità. Otto mesi fa si era parlato di “incomprensioni momentanee”. Oggi è chiaro che si tratta di un metodo consolidato, quasi una prassi. Si decide in pochi, si annuncia a tutti. E gli alleati? Buoni solo per la foto di gruppo.

Il potere sulla carta

AVS è ancora parte della maggioranza, ma nella realtà, invece, è un’illusione statistica. Un solo consigliere, Bonessio, formalmente in quota AVS ma politicamente riconducibile a Europa Verde. Sinistra Italiana è praticamente scomparsa. Se si esclude la presenza simbolica e priva di peso decisionale di Grassadonia, all’ufficio diritti LGBTQIA+, è un deserto politico.

Se si tira troppo la corda si rischia di spezzarla

Intanto, il disagio si incanala verso esiti potenzialmente destabilizzanti. Bonessio continuerà a votare in linea con la maggioranza o sceglierà finalmente di rendere visibile l’isolamento con una rottura? Una domanda che rimbalza sempre più insistentemente nei corridoi del Campidoglio, dove si comincia a temere che le “crepe” narrative si stiano trasformando in veri e propri squarci.

Il cortocircuito è palese: mentre AVS viene esclusa sistematicamente, l’area di Smeriglio promuove il progetto di una coalizione larga e inclusiva. Inclusiva di chi, esattamente? Perché a giudicare dai fatti, l’inclusione è una parola da campagna elettorale, non una pratica di governo. Nessuna convocazione, nessun dialogo, nessuna volontà di ricucire. Anche il rapporto con Sinistra Civica Ecologista appare rotto, archiviato. E nessuno pare intenzionato a volerlo riparare.

Nel frattempo, la Capitale osserva, aspetta risposte che tardano ad arrivare. I problemi strutturali (trasporti, rifiuti, emergenza abitativa), restano lì, incrostati come i muri dei palazzi pubblici. Ma la priorità, a quanto pare, è trovare nuovi equilibri tra le correnti interne al Pd, invece che avviare un confronto vero con tutte le forze progressiste.

Da AVS la domanda retorica e provocatoria è scontata: “È davvero questo, ciò di cui ha bisogno la Capitale?”.

Foto: Startmag.it