La lettera di Leone XIV alla giornalista che scoprì gli abusi sessuali in Perù

Papa Leone XIV: “La politica serva il bene comune, il giornalismo libero sia difeso come presidio di verità”

Dal Giubileo dei governanti alla lotta agli abusi nella Chiesa, il pontefice lancia messaggi chiari: la dignità umana al centro, anche nell’era dell’intelligenza artificiale.

Città del Vaticano

Un appello accorato alla responsabilità pubblica, alla giustizia sociale e alla libertà dell’informazione. All’incontro con autorità civili e amministratori, tenuto questa mattina nell’Aula della Benedizione in occasione del Giubileo dei governanti, il Papa ha sollecitato le istituzioni a “mettere al primo posto il bene collettivo. Con particolare attenzione ai più fragili e agli esclusi”. All’udienza ha preso parte la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Nel suo intervento, il pontefice ha denunciato l’insostenibile divario tra pochi detentori di immense ricchezze e masse crescenti di persone in stato di privazione. “Chi è costretto a vivere in condizioni disumane – ha detto – spesso trova solo silenzi davanti alle sue grida. E da questi silenzi nascono ingiustizie durature, che si trasformano in violenza e, alla lunga, in conflitti aperti”.

Il sostegno a un giornalismo etico

In una lettera indirizzata alla giornalista peruviana Paola Ugaz, figura chiave nelle inchieste sugli abusi all’interno del Sodalizio di vita cristiana, Leone XIV ha ricordato l’importanza cruciale del lavoro dei cronisti. (L’organizzazione cattolica è stata sciolta per gravi responsabilità morali e penali dei suoi leader). “Fin dall’inizio del mio servizio come Vescovo di Roma – scrive – ho ribadito che la verità non appartiene a pochi, ma interpella tutti: cercarla, proteggerla, testimoniarla è compito condiviso”.

Nel testo, il Papa ha espresso gratitudine per quanti, nel mondo giornalistico, si espongono per far luce su zone oscure, specialmente in ambiti delicati come gli abusi nella Chiesa. “Sostenere una stampa libera e fondata sull’etica – ha affermato – è un dovere imprescindibile per chiunque voglia contribuire a una democrazia sana e partecipata”.

L’intelligenza artificiale tra progresso e rischio

L’udienza giubilare è stata anche l’occasione per un monito sull’uso dell’intelligenza artificiale. Pur riconoscendone il potenziale positivo, Prevost ha messo in guardia contro una deriva disumanizzante. “L’AI può essere di grande utilità, ma mai a discapito dell’identità e della dignità della persona”. Il Pontefice ha ribadito che “nessun algoritmo potrà mai sostituire il valore della vita e la ricchezza delle relazioni umane, che esigono spazi e tempi che nessuna macchina senz’anima può replicare”.

Foto: laciviltacattolica.it