Le spiagge laziali dove c’è divieto di balneazione per inquinamento

le spiagge laziali con acque inquinate

L’amaro verdetto sull’inquinamento delle coste del Lazio

Con una delibera che suona come una sentenza, la Regione Lazio ha tracciato la linea tra il limpido e l’impuro, tra ciò che può accogliere i bagnati e ciò che invece li minaccia. Una lista che separa le spiagge sicure da quelle interdette, dove il mare non è più amico ma, avvelenato da anni di incuria e scarichi invisibili.

Sebbene la maggior parte delle acque del litorale laziale sia stata giudicata eccellente dai controlli dell’Arpa, ci sono però delle zone, dei lembi di costa, dove il bagno è vietato. Le aree più colpite sono quelle a ridosso di porti, foci di fiumi, scarichi.

Le acque negate tra Roma e provincia

Nel territorio di Roma, la mappa delle acque proibite è un mosaico inquietante:

  • Civitavecchia: dalle pendici della Torre Valdaliga fino al porto, passando per i canali dell’Infernaccio e Scarpatosta, fino alla storica area del Porto di Traiano. Le acque non sono sicure.

  • Santa Marinella: vietato l’accesso alle onde nei pressi della Foce delle Guardiole, lungo tutto il tratto tra il Porticciolo e il Fosso Santa Maria Morgana. Anche Castelsecco, Pontenuovo e l’intero perimetro del poligono militare sono contaminati.

  • Cerveteri e Ladispoli: Zambra, Turbino, Foce Fossi Vaccina, Sanguinara – nomi che evocano natura, ora sinonimo di pericolo.

  • Fiumicino: il mare incontra acque torbide presso i fossi Cupino, Cadute, Tre Denari, Arrone e Tevere, dove il confine tra fiume e mare è segnato da un divieto.

  • Roma, Pomezia, Ardea: anche qui le foci dei fossi – Pratica, Crocetta, Orfeo, Rio Torto – raccontano la stessa storia. Alla Tenuta Presidenziale, il mare tace.

  • Anzio e Nettuno: dalla foce del Cavallo Morto al Fosso Loricina, anche qui il mare è off-limits, insieme alle acque che lambiscono il poligono militare.

  • Lago di Bracciano: la terraferma non è risparmiata. Diverse foci, tra cui quella del Fosso del Diavolo e della Fiora, versano nel lago sostanze che rendono la balneazione pericolosa.

Latina: bellezza insidiata

Anche le acque pontine piangono la loro purezza perduta.
A
Terracina, la foce dell’Astura e del Portatore, il Moscarello e il Porto Badino sono zone vietate.

Sabaudia e San Felice Circeo non sono da meno, con divieti attorno a Rio Martino e all’intero porto.

A Sperlonga, Gaeta, Formia, Minturno e persino nelle isole di Ponza e Ventotene, i porti stessi diventano luoghi inaccessibili, quasi simboli di un mare tradito.

Viterbo: dove i fiumi portano veleno

Nel viterbese, le acque che lambiscono Montalto di Castro e Tarquinia raccontano di foci pericolose: quella del fiume Fiora, quella del Marta, e ancora una volta, zone militari interdette.
Anche i laghi, in apparenza placidi, nascondono insidie: il
porto di Capodimonte, quelli di Marta e Bolsena sono stati dichiarati inidonei alla balneazione.

Il mare richiede rispetto e attenzione. Le acque proibite sono un monito, la bellezza non basta se non è custodita. È tempo di ascoltare il litorale, prima che il silenzio delle onde possa diventare definitivo.

Foto: riviera24.it