Presentato il robot cinese che sa preparare un panino ma…

Se la ricerca sull’intelligenza artificiale sembra ormai aver esaurito la parte della sorpresa e sono in molti a proporre le proprie piattaforme, non si arresta la scalata ai robot umanoidi. A distinguersi dagli altri competitor è sicuramente la startup di Shanghai “AgiBot“.

Addestramento

Un robot umanoide degno di tale nome deve necessariamente somigliare ad un essere umano, non soltanto per le fattezze, ma per ciò che riesce a fare sostituendosi all’uomo. In AgiBot infatti, schiere di robot diversi imparano a compiere quelle operazioni non troppo complesse che riguardano la normale quotidianità. Vengono addestrati ad aprire porte o a piegare biancheria o meglio ancora a preparare un panino col salame. E fanno questo per moltissime ore al giorno.

Robot che costruiscono robot

Lo scopo dell’azienda è riuscire ad immagazzinare enormi quantità di dati che addestrino i robot a orientarsi nel mondo umano. Yao Maoqing, partner di AgiBot, ha detto: “Immaginate se un giorno nella nostra fabbrica, i nostri robot potranno assemblarsi da soli”. Già, sicuramente lo immaginano in tanti e non tutti con entusiasmo…

Ma l’entusiasmo ce l’ha il presidente Xi Jinping

Il presidente cinese Xi Jinping, in visita allo stabilimento AgiBot, lo scorso mese, ha voluto sottolineare l’importanza dello sviluppo degli umanoidi. Ha anche scherzato sull’opportunità che i robot potessero giocare una partita di pallone.

Investimenti

Nell’ultimo anno, le autorità cinesi hanno destinato 20 miliardi di dollari per il settore. Secondo gli annunci ufficiali poi, Pechino starebbe “lavorando” a un fondo da mille miliardi di yuan (137 miliardi di dollari). Fondi da destinare al suporto delle startup dei settori dell’intelligenza artificiale e della robotica.

La Cina capofila anche nella robotica

Insomma parrebbe già scontato che la Cina si attesterà il primato del settore. La domanda è se realmente il mondo ha bisogno di robot umanoidi che vadano oltre gli automatismi relegati a delle funzioni stabilite. Senza disturbare la letteratura di fantascienza che narra possibili futuri dove l’umanità è soggiogata dal dominio dei robot, vengono da fare alcune considerazioni. Un conto è parlare al telefono con un risponditore automatico, altra cosa sarebbe fare l’ordine al ristorante con una cameriera umanoide. Già il fatto di interloquire telefonicamente con una macchina implica una perdita occupazionale, a maggior ragione lo sarà se gli umanoidi, tanto cari ad Asimov, occupassero posti di lavoro.

E io mi compro un robot!

Se il robot impara a fare panini, affetta salame, incarta e consegna al cliente quanto ordinato. Se il robot, non si stanca e non va in pausa caffè, non chiede ferie e non si ammala e soprattutto non ha diritti sindacali, perché mai Mc Donald’s dovrebbe assumere esseri umani? Così, tanto per fare un esempio.

L’impiego di mezzi meccanici robotizzati per operazioni delicate e pericolose per l’uomo, come lo sminamento o la discesa in grotte o gli interventi nel corso di incendi, sono di certo un grandissimo aiuto. Cosa diversa è la realizzazione di un robot umanoide capace di gestirsi autonomamente e prendere decisioni. Se al momento ci troviamo a dover contrastare il fenomeno delle violazioni informatiche su banche dati, ministeri, centri sanitari, cosa ci impedisce di pensare che anche i robot saranno vulnerabili?

Chissà se le famose tre leggi della robotica formulate proprio da Isaac Asimov potranno costituire ancora oggi una assicurazione valida?

1.Un robot non può recare danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva un danno.

2.Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.

3.Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché tale autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Foto: rainews.it