Reddito di Cittadinanza, tolto a più di 150 mila famiglie: vi spieghiamo perché

Nel bollettino pubblico in questi giorni, l’INPS ha reso noto che per oltre 150 mila famiglie è ormai decaduto il diritto al Reddito di cittadinanza relativamente al mese di aprile, riportandone in maniera specifica anche le ragioni. In piena emergenza sanitaria ed economica, dunque, un gran numero di famiglie non avranno più questo sostegno economico.

L’osservatrio dell’INPS ha messo in evidenza che alla data dell’8 aprile erano 18 milioni i nuclei familiari che avevano fatto già richiesta per riceve il reddito o la pensione di cittadinanza. Di queste, 1.2 milioni sono state  accolte, 118 mila sono in fase di lavorazione, mentre 473mila persone si sono viste respingere o cancellare la domanda.

In Italia sono in totale 948 mila i nuclei familiari che percepiscono il reddito di cittadinanza, per una media di 552 euro mensili, mentre per gli altri 126mila è prevista la pensione di cittadinanza, con una media di 223 euro al mese. Gli importi, ricordiamolo, oscillano a seconda della composizione dei nuclei familiari.

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Quali sono le ragioni che hanno portato più di 150mila famiglie a non ricevere il reddito di cittadinanza? L’INPS le elenca nel dettaglio:

  • il 5% dei nuclei familiari ha rinunciato spontaneamente;
  • il 4% ha riportato una variazione del reddito;
  • il 30% ha subito una variazione dei membri della famiglia, ad eccezione delle nascite o dei decessi;
  • il 58% è stato sottoposto ad una variazione congiunta della composizione e della situazione economica del nucleo familiare.

Nei mesi di febbraio e marzo, tra l’altro, molte famiglie avevano perso il diritto al reddito di cittadinanza perché non aveva presentato in maniera corretta la documentazione DSU 2020, necessaria per calcolare l’ISEE. Il Senato, inoltre, ha confermato la ripresa delle coniazioni per le offerte di lavoro in programma per i beneficiari del reddito, che però potranno essere svolti soltanto da remoto.

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Riguardo all’emergenza sanitaria, si è decisa una sospensione dei termini di decadenza relativa alle prestazioni previdenziali, assistenziali e assicurative erogate dall’INPS e dall’INAIL fino al 1 giugno 2020.

Tra queste prestazioni sono compresi reddito e pensione di cittadinanza, come confermato anche dall’INPS, prevedendo una posticipazione della comunicazione della variazione del nucleo familiare. Qualora uno o più membri della famiglia dovessero svolgere un’attività lavorativa, sia autonoma che subordinata, l’obbligo di comunicazione è stato rinviato, così come è stato cancellato il limite di quindici giorni per la comunicazione della variazione del patrimonio mobiliare o immobiliare.