Il racconto dello sbarco di Anzio con gli occhi del cinema

L’evento storico ha evocato racconti, leggende, miti e falsi miti, ma anche pellicole cinematografiche, che talvolta hanno però disatteso le aspettative. Il contesto dello sbarco degli alleati ad Anzio è rimasto uno dei capitoli rilevanti nel quadro della II guerra mondiale. La sua narrazione subisce le influenze degli storici di parte che ne hanno trattato le connotazioni, soffermandosi ed enfatizzando alcuni tratti piuttosto che altri. Anche il cinema non poteva esimersi dall’affrontare questo importante tema, in particolare le produzioni italiane e americane che per quello che riguarda le guerre e le catastrofi, non si sono mai fatte mancare niente.

Gli anni d’oro del cinema americano

La filmografia made in Usa è probabilmente la capofila in questa straordinaria arte, anche se a voler guardare bene, noi italiani, negli anni, non siamo stati da meno. I colossal americani tuttavia hanno goduto della distribuzione in praticamente ogni Paese del mondo e negli anni ’40 – ’70 hanno realmente fatto la differenza. Come non ricordare alcuni veri capolavori che tutti hanno visto almeno una volta. Via col vento. Ben Hur. 2001 odissea nello spazio. Il pianeta delle scimmie. Quarto potere. Colazione da Tiffany. Psico. Il cacciatore. Taxi driver. Apocalipse now… La lista è interminabile ed è impossibile citarli tutti senza riempire una pagina di giornale.

I grandi film italiani

L’Italia, che è un Paese di santi e navigatori, è anche patria di grandi registi e attori che hanno tenuto il passo con le produzioni d’oltreoceano. Infatti in quegli stessi anni si producevano capolavori come: Paisà. Riso amaro. Bellissima. Guerra e pace. Don Camillo. La dolce vita. Rocco e i suoi fratelli. C’era una volta il west. Amici miei. Anonimo veneziano… Anche qui la lista è lunga ed è impietoso non poterli citare tutti.

Il film italiano sullo “sbarco”

Proprio in questi anni di grande lustro, esattamente nel 1968, In italia i cinema proiettano la pellicola de “Lo sbarco di Anzio”, una mega-produzione De Laurentiis, Italia-USA. Un cast di tutto rispetto (diretto da Edward Dmytryk e Duilio Coletti) a cominciare dal grande Robert Mitchum, e poi Giancarlo Giannini, Peter Falk (proprio lui: il tenente Colombo). E ancora: Robert Ryan, Earl Holliman, Arthur Kennedy e tanti altri, tra cui naturalmente molti italiani.

Il film narra le vicende dei giorni dello sbarco dietro le linee tedesche, viste con gli occhi di un corrispondente di guerra. Un giornalista che durante la guerra mondiale segue gli spostamenti delle truppe anglo-americane.

Un film sicuramente ambizioso che tuttavia non risultò molto riuscito. Nella pellicola i generali statunitensi hanno un nome di fantasia, ma sono tutti individuabili.

La critica

Il giudizio della critica non fu particolarmente generoso, arrivando a descrivere il film: “discretamente spettacolare” nella parte dedicata allo sbarco. Lo diventa di più, sempre secondo la critica, quando le truppe alleate mettono piede a terra. Nel complesso la valutazione descrive la pellicola: “un po’ lenta ad avviarsi e prende quota solo verso la metà. Buono il giudizio per la fotografia. Ma nel complesso non troppo entusiasmo, anche considerando il cast, dal quale ci si sarebbe aspettato un reale capolavoro.

Un altro aspetto che non è piaciuto alla critica è che, sebbene la ricostruzione si conceda qualche licenza poetica necessaria ad una visione piacevole, non andavano stravolti certi tratti di realismo. Ci sono poi imprecisioni della regia, come ad esempio quella del cecchino tedesco che col fucile a colpo singolo e caricamento manuale, spara due colpi di seguito senza ricaricare.

La difficoltà di raccontare la Storia

Vale anche per il cinema lo stesso ragionamento che si applica ai libri di Storia, perché com’è noto, la Storia (appunto) la scrive chi vince e, alcuni fatti diventano leggenda nei racconti che si tramandano. Tutto ciò però, a voler essere tolleranti, poco importa, poiché l’importanza di raccontare il passato va oltre certe sfumature e colori gradevoli. Quello che conta è continuare ad avere memoria di quei tratti che hanno contraddistinto l’umanità, nel bene e nel male.

Foto: locandina del film